domenica 7 aprile 2024

Il mondo torna piramidale, o fine del multilateralismo

L’accerchiamento della Russia (prima che Mosca capovolgesse la manovra assediando l’Ucraina - ci provasse) è la fine del multilateralismo. Della dottrina americana degli ultimi cinquant’anni, dal tempo di Kissinger, che ne è stato sempre il teorico e il primo applicatore, e più dopo il crollo del sovietismo.  Della diplomazia invece della guerra. E di un ordine mondiale garantito dagli interessi convergenti di potenze localizzate. Tra queste un polo europeo - seppure sempre all’interno della Nato, dell’alleanza atlantica.
Il ritorno bellicoso degli Stati Uniti - di Bush jr., e poi di Biden più che di Obama - in Afghanistan, Iraq, Siria, Libia in questi primi anni 2000 si poteva assumere un argine al terrorismo islamico. L’allargamento della Nato fin sotto Mosca e San Pietroburgo è un abbandono del multilateralismo. Anche a rischio di alienare la Russia, a fianco della Cina – che è l’antagonista “storico” (del momento) della strategia americana. La triarchia potrebbe diventare una diarchia, Usa contro Cina e Russia – benché un asse Russia-Cina sia improbabile, per la storia, per la politica, e anche per l’economia.
Il crollo dell’Urss aveva lasciato gli Usa unica grande potenza. La globalizzazione ha fatto emergere la Cina. L’allargamento della Nato ha costretto la Russia a darsi un assetto e un’economia di guerra. Una forma ristretta di multilateralismo, se si vuole, che non è più però quello di Kissinger, una forma non costosa e non violenta di controllare l’assetto del mondo – del multilateralismo come assetto armonioso della pax americana sola al mondo.

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