La distruzione del Bel Paese
Si governa
l’Italia da quindici anni, da Monti a Meloni, per distruggerla? Sembrerebbe di
sì. Non proprio per distruggerla, ma per cancellarne i paesi. I “borghi”, come
è ora d’uso chiamarli, le comunità piccole e diffuse, legate da tradizioni
lunghe secoli – ogni paese un’opera d’arte – che ne hanno creato la fama di Bel
Paese.
Si piange sull’Appennino
abbandonato, sull’Italia interna, sui “borghi” com’erano, e si continua a tassarli.
A tassare chi ha ha avuto la cura di mantenere aperta la casa di famiglia,
invece di dispossessarsene. L’unica forma e possibilità di durata dei “borghi”,
da cui altrimenti l’attività produttiva moderna, gli studi, la sanità, la socievolezza
allontanano. Da Monti in poi non fanno che piovere tasse. Il governo ha bisogno
di altri soldi? Ne ha sempre bisogno, magari per comprarsi il voto con una
tredicesima, o con il superbonus. Pronti, un’altra tassa sulle seconde case.
Nelle forme canoniche: Irpef, Imu, Tari. E surrettizie: sanità, telefonia, e
ora elettricità (una supertassa “di scopo”, da 300 euro l’anno).
Si parla con
spregio di “seconde case”, come faceva Monti, che invece andava in albergo,
come di residenze di vacanza – i “villini” del superbonus. Mentre sono al 90 per
cento le vecchie case dei vecchi borghi. Sempre più abbandonati anche giuridicamente,
moltiplicandosi le dispossessioni – la gran parte dei Comuni interni gestisce
ruderi. L’Italia cambia faccia, per la fame dei Monti e le Meloni.
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