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La guerra è europea
La Russia non è un
nemico americano. Non c’è paura, non è più la Russia che minacciava la proprietà,
non interessa all’opinione. Sui media la guerra c’è poco o niente – le cronache,
rare e distanti, per lo più sceneggiano confidenze dei vari servizi di intelligence. Sui social è assente. La guerra non c’è neanche nella campagna
elettorale. In Congresso c’è stallo sui finanziamenti. Ma non perché i
Repubblicani mettono in difficoltà la presidenza Biden: molti Repubblicani sono
a favore, molti Democratici sono contro.
Biden ha fatto
molto per sostenere l’Ucraina. Il pacchetto di aiuti inceppato al Congresso ammonta
a 60 miliardi di dollari. Ma nei due anni passati gli aiuti militari Usa hanno
ammontato quasi al doppio, 110 miliardi. E una dozzina di gruppi militari,
americani soprattutto e inglesi, con i francesi, secondo il “New York Times”,
hanno operato da una decina d’anni, dopo l’annessione russa della Crimea, in territorio ucraino, per gestire
l’armamento Nato più sofisticato.
La tela di fondo è
comunque chiara. L’America First, di Biden più che di Trump, è stata assertiva,
allargando il fossato con la Cina in campo economico e militare, e con l’Europa,
con la Russia ma anche con la Ue, ancora più profondamente in entrambi i campi.
La sfida alla
Russia viene da lontano, dalle presidenze Bush jr., e poi con Obama. Per un
canone evidentemente nazionale, bi-partisan.
Per iniziativa diretta americana, tenendo
poco conto degli alleati Nato, cioè dell’Europa. Se non con i paesi dell’Est
europeo invitati alla Nato, Polonia, Romania, i Baltici. La pace post-sovietica
è durata poco. Ma per un disegno di confronto-contenimento (containment-confrontation)di
cui fa le spese l’Europa, più che la Russia, contro cui in teoria è diretto.
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