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L’Ucraina non finirà a Vichy
L’Ucraina non capitola. E comunque non ha
un maresciallo Pétain, quello che il nemico lo aveva sconfitto nel 1918, per fare
un armistizio, per quanto criticabile – una pace, per quanto temporanea e non
libera, non del tutto. Se c’era, Zelensky ha provveduto ad eliminarlo, nelle “liquidazioni”
vecchio stile cui periodicamente procede.
Per fare un armistizio, soprattutto in una
guerra che si è provocata, e che è in larga misura perduta, ci vuole uno che se
ne assuma la responsabilità. E che sia anche una garanzia, di libertà e di
integrità, per quanto concordata, e quindi accordata. Le altre condizioni ci
sono. L’odio dei russi in Ucraina non è così radicale come l’Occidente è stato
portato a credere, malgrado le distruzioni e i lutti della guerra. Né la Russia
può pretendere che un terzo dell’Ucraina sia suo “territorio nazionale”. Ma per
sapere tutte queste cose bisogna trattare. E il Pétain ucraino non c’è, non si
vede.
Di Pétain si potrebbe anche
argomentare che, accettando l’armistizio, ha tenuto un largo pezzo della Francia
intatto, per la riscossa. Ma, certo, in Ucraina nessuno sbarco è previsto.
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