domenica 28 aprile 2024

Ombre - 717

Confindustria trionfale: “Arriva il superbonus del lavoro: deduzione al 120 per cento per chi assume”. Anche al 130 “per specifiche categorie, i giovani, le donne e i soggetti già beneficiari del reddito di cittadinanza”. Sembra un’economia dei puffi, fare impresa (assumere un rischio) e andare in credito d’imposta, ma non lo è. E non è che non si sappia, poiché si naviga sulla voragine aperta dal 110 edilizio. Ma nessuna obiezione: non si premia più il buongoverno, si premia che ha la pensata più assurda – “Quos vult Iupiter perdere, dementat prius”, folli per essere già stati lasciati da Dio.
 
Si dimenticano per la Liberazione la chiesa e gli americani. Non è una novità quest’anno, è sempre stato così. È una festa di propaganda (degli avanzi della propaganda), non nazionale, non storica.
 
Che la Liberazione, “questa” Liberazione, non sia stata terapeutica, lenitrice, curatrice, come avrebbe dovuto, come è nella natura di una vera liberazione, si ha a Civitella in Val di Chiana, nell’aretino, dove solo quest’anno, a tre generazioni di distanza, le famiglie hanno smesso gli odi. Si è potuto passare sopra a una “liberazione” contestata da molte famiglie, quelle degli ostaggi trucidati, anche in Tribunale, in accanimenti giudiziari, contro i gappisti.
 
Allarme a tutta pagina “la Repubblica”: “Auto, Paolo Berlusconi apre la strada dell’Italia ai cinesi di Dongfeng”, di Df Italia, la società che vende le auto del fabbricante cinese - “che tratta con il governo per aprire una fabbrica”. Dei Berlusconi Paolo è uno dei tanti milanesi ricchi, che non contano nulla. Ma basta il nome, come nella pubblicità, per i lettori del giornale che fu di Scalfari.
Elkann, il nuovo padrone del giornale, chiude gli impianti Fiat ma continua a impedire che qualcun altro investa in Italia.
 
“Secondo Eurostat il debito pubblico italiano è cresciuto dal 2019 al ’23 del 18,8 per cento. Il testo dell’Europa ha registrato un + 27,8 per cento”. Si direbbe una buona notizia, ma ne parla solo il giornale “di settore”, “Il S ole 24 Ore”.
 
Cronache ampie ogni giorno su “Corriere della sera” e “la Repubblica” del processo che si tiene a New York contro Trump. Senza mai dire che la Procura che ha istruito il processo e il giudice che lo presiede sono Democratici, nominati partiticamente. E utilizzano procedure penali irrituali e anche illegali. Trump è inverosimile come presidente. Ma questi suoi giudici? E i giornali italiani  “d’informazione”?
 
Lo stesso giorno in cui l’“inchiesta internazionale indipendente” dice che “non c’è nessuna prova  delle accuse israeliane all’Unrwa” di proteggere nei suoi uffici e dispensari a Gaza i terroristi, si dimettono il capo dello spionaggio israeliano e il comandante dell’esercito in Cisgiordania, dove avevano concentrato truppe e spie a sostegno dei coloni che ne cacciano i palestinesi. Duecento giorni dopo il 7 ottobre. È chiaro che in Israele la democrazia non c’è, o non funziona. C’è un regime? Quello dei coloni sicuramente sì.
 
Si sono trovate a Gaza fosse comuni, con centinaia di cadaveri. Donne per lo più, bambini e vecchi. Attorno ai due ospedali distrutti dall’esercito israeliano. Distrutti con applicazione, pezzo dopo pezzo. Roba da non credere – manca solo il forno crematorio.
 
Schlein rinuncia al suo nome nel logo elettorale. Come una concessione, mentre era un segno chiaro, e un errore – personalizzare la sinistra. Non rinuncia a Berlinguer nel tesserino di partito. Ma ormai il Pd non è un partito di opinione?
 
“Gorbaciov padre dell’Europa”, lo incorona “La Lettura”, il settimanale del “Corriere della sera”, sulla base degli appunti presi da Andrea Manzella al seguito di De Mita in visita a Mosca il 14 ottobre 1988 (quando De Mita “dimise” l’ambasciatore Sergio Romano): “Il leader della perestrojka parla di «casa comune» e di un continente che non può espellere l’Urss”. Cosa è successo dopo, chi ha espulso la Russia?
 
“Quasi la metà, il 41,9 per cento, dei lavoratori dei supermercati e degli ipermercati del Lazio nn riceve la paga regolare. E se si tratta di donne la percentuale sale al 61,4 per cento”, etc. Uno degli aspetti misurabili, tra i tanti, della devastazione introdotta con la grande distribuzione dall’ex Pci di Bersani venticinque anni fa - le “liberalizzazioni” per cui lo stesso è tuttora celebrato padre morale della sinistra. Con l’assurda crociata contro i negozi di prossimità, a qualità e prezzo controllabili, per il consumismo più assurdo, e inflazionistico.

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