Ombre - 717
Confindustria trionfale: “Arriva
il superbonus del lavoro: deduzione al 120 per cento per chi assume”. Anche al
130 “per specifiche categorie, i giovani, le donne e i soggetti già beneficiari
del reddito di cittadinanza”. Sembra un’economia dei puffi, fare impresa
(assumere un rischio) e andare in credito d’imposta, ma non lo è. E non è che
non si sappia, poiché si naviga sulla voragine aperta dal 110 edilizio. Ma nessuna
obiezione: non si premia più il buongoverno, si premia che ha la pensata più assurda – “Quos vult Iupiter perdere, dementat prius”, folli per
essere già stati lasciati da Dio.
Si dimenticano per la
Liberazione la chiesa e gli americani. Non è una novità quest’anno, è sempre
stato così. È una festa di propaganda (degli avanzi della propaganda), non nazionale,
non storica.
Che la Liberazione, “questa”
Liberazione, non sia stata terapeutica, lenitrice, curatrice, come avrebbe
dovuto, come è nella natura di una vera liberazione, si ha a Civitella in Val
di Chiana, nell’aretino, dove solo quest’anno, a tre generazioni di distanza, le
famiglie hanno smesso gli odi. Si è potuto passare sopra a una “liberazione” contestata
da molte famiglie, quelle degli ostaggi trucidati, anche in Tribunale, in accanimenti
giudiziari, contro i gappisti.
Allarme a tutta pagina
“la Repubblica”: “Auto, Paolo Berlusconi apre la strada dell’Italia ai cinesi
di Dongfeng”, di Df Italia, la società che vende le auto del fabbricante cinese
- “che tratta con il governo per aprire una fabbrica”. Dei Berlusconi Paolo è
uno dei tanti milanesi ricchi, che non contano nulla. Ma basta il nome, come
nella pubblicità, per i lettori del giornale che fu di Scalfari.
Elkann, il nuovo padrone
del giornale, chiude gli impianti Fiat ma continua a impedire che qualcun altro
investa in Italia.
“Secondo Eurostat il
debito pubblico italiano è cresciuto dal 2019 al ’23 del 18,8 per cento. Il testo
dell’Europa ha registrato un + 27,8 per cento”. Si direbbe una buona notizia, ma
ne parla solo il giornale “di settore”, “Il S ole 24 Ore”.
Cronache ampie ogni
giorno su “Corriere della sera” e “la Repubblica” del processo che si tiene a
New York contro Trump. Senza mai dire che la Procura che ha istruito il
processo e il giudice che lo presiede sono Democratici, nominati partiticamente.
E utilizzano procedure penali irrituali e anche illegali. Trump è inverosimile
come presidente. Ma questi suoi giudici? E i giornali italiani “d’informazione”?
Lo stesso giorno in cui
l’“inchiesta internazionale indipendente” dice che “non c’è nessuna prova delle accuse israeliane all’Unrwa” di proteggere
nei suoi uffici e dispensari a Gaza i terroristi, si dimettono il capo dello
spionaggio israeliano e il comandante dell’esercito in Cisgiordania, dove
avevano concentrato truppe e spie a sostegno dei coloni che ne cacciano i
palestinesi. Duecento giorni dopo il 7 ottobre. È chiaro che in Israele la
democrazia non c’è, o non funziona. C’è un regime? Quello dei coloni
sicuramente sì.
Si sono trovate a Gaza
fosse comuni, con centinaia di cadaveri. Donne per lo più, bambini e vecchi.
Attorno ai due ospedali distrutti dall’esercito israeliano. Distrutti con applicazione,
pezzo dopo pezzo. Roba da non credere – manca solo il forno crematorio.
Schlein rinuncia al suo nome
nel logo elettorale. Come una concessione, mentre era un segno chiaro, e un
errore – personalizzare la sinistra. Non rinuncia a Berlinguer nel tesserino di
partito. Ma ormai il Pd non è un partito di opinione?
“Gorbaciov padre
dell’Europa”, lo incorona “La Lettura”, il settimanale del “Corriere della sera”,
sulla base degli appunti presi da Andrea Manzella al seguito di De Mita in
visita a Mosca il 14 ottobre 1988 (quando De Mita “dimise” l’ambasciatore
Sergio Romano): “Il leader della perestrojka parla di «casa comune» e di un
continente che non può espellere l’Urss”. Cosa è successo dopo, chi ha espulso la
Russia?
“Quasi la metà, il 41,9
per cento, dei lavoratori dei supermercati e degli ipermercati del Lazio nn
riceve la paga regolare. E se si tratta di donne la percentuale sale al 61,4
per cento”, etc. Uno degli aspetti misurabili, tra i tanti, della devastazione
introdotta con la grande distribuzione dall’ex Pci di Bersani venticinque anni
fa - le “liberalizzazioni” per cui lo stesso è tuttora celebrato padre morale della
sinistra. Con l’assurda crociata contro i negozi di prossimità, a qualità e
prezzo controllabili, per il consumismo più assurdo, e inflazionistico.
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