Ritornano le cineserie
Ukiyoe sta per “immagine fluttuante”. La calligrafia e la soggettistica
della “pittura” giapponese Kyoto in epoca Edo, tra fine Seicento e primo
Ottocento, del governo militare dei Tokugawa, con largo spazio per i piaceri
privati. In xilografie. Su carta per lo più, talvolta su seta, in rotoli, da appendere
o srotolare, grandi paraventi, e stampe in policromia. Opere di una trentina di
artista, ma soprattutto di Utamaro, Hiroshige, Hokusai e la scuola Utagawa. Di
soggetti borghesi – Tokyo era già borghese, a differenza di Kyoto, ancora
classica, imperiale: mercanti, e donne. Donne soprattutto, di varie arti, prevalentemente
erotiche, a vario titolo, anche non mercificato. Con un po’ di teatro, costumi e
maschere Nô e Kabuki. Ritornano le cineserie, qui “giapponeserie” di fatto - ma
la tecnica dell’ukiyoe veniva dalla Cina. Non nel senso della ricerca
artistica-pittorica degli anni 1950-1960, di segno, carattere, macchie, neri,
ma in senso proprio, dell’infatuazione Fine Secolo, fine Ottocento. Diafanie,
di figure stilizzate.
A Roma la mostra itinerante della collezione genovese di arte orientale
intitolata al donatore, il collezionista Edoardo Chiossone, lui stesso
incisore, è iperaffollata – forse anche perché ospitata in locali angusti, con
illuminazione da alcova e didascalie micro. Malgrado il prezzo elevato. Con
aperture straordinarie nei giorni di riposo e serali.
Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone, Roma, Palazzo Braschi
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