Un amore saporito e semplice, in tarda età in tarda età,
Un amore in tarda età, tra due vedovi, nemmeno belli, afflitti da figli invadenti e distratti. Nato e
vissuto senza più, spontaneo, naturale, nel corso delle cose, come ogni altro
innamoramento. In an Marsiglia non di maniera, un po’ disastrata. Senza nemmeno
più passione politica, tra l’impegno “sociale” dei giovani e le diatribe incessanti
dei maggiori. Attorno a un matrimonio in una famiglia armena. Che è un mondo a
parte: “Marsiglia non fu fondata dai Focesi ma dagli Armeni” è una delle
battute – vagavano già a quel tempo.
Una parabola felice si direbbe sul nulla. Sulle occorrenze di ognuno ogni
giorno. I figli irrispettosi, non cattivi ma distratti. Le fantasime dei figli –
andare a fare la guerra per l’Armenia contro i turchi azeri e il loro patrono il
fascista Erdogan, il volontariato generoso in casa d’altri, le sinistre
politiche che – Elly, Conte, Fratoianni (ma Conte è di sinistra?) litigano per fare le liste.
Il racconto è di un amore semplice, accanto a quelli complicati dei
giovani. Dopo quasi trent’anni Guédiguian ricrea le magie di “Marius e Jeannette”.
Con un taglio alla “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, di una comunità piccola
che si vive come il centro del mondo – con la stessa ironia lieve. Con ortodossie
sventate in un gustoso omaggio all’Italia – o al coproduttore Barbagallo con la
Bibi Film. La famiglia armena, lei di nome Rosa, suo fratello di nome Antonio, “in
omaggio al grande comunista Antonio Gramsci”, è passata evidentemente dall’Italia
(da Livorno, c’è anche l’“armeno errante”?), prima di approdare a Marsiglia. E “il
piatto nazionale armeno” di cui la famiglia è ghiottissima, si compone di pasta,
con alici e capperi, e si chiama, anche in originale, “alla puttanesca”. Un
omaggio anche a Sironi, l’inventore del Montalbano televisivo, di cui
Guédiguian adotta l’inquadratura chiave della serie, la loggetta sul mare.,
Robert Guédiguian, E la festa
continua!
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