Quel Manzoni (di Gadda) è un po’ Caravaggio
“Egli disegnò con un disegno segreto e non appariscente gli
avvenimenti inavvertiti: tragiche e livide luci d’una società che il vento del
caso trascina”….
“La
mescolanza degli apporti storici e teoretici più disparati, di cui si plasmò e
si plasma tuttavia il nostro bizzarro e imprevedibile vivere, egli ne avvertì
le deviazioni contaminantisi in un’espressione grottesca”….
“Scrittore
degli scrittori….Volle poi che il suo dire fosse quello che veramente ognun
dice, ogni nato della sua molteplice terra e non la trombazza roca d’un idioma
impossibile che nessuno parla, non solo, e sarebbe il male minore, ma che
nessuno pensa né parlando a sé o al suo amico, né alla sua ragazza, né a
Dio”…..
“Quello stesso amore per cui disegnò la dolce figura d’una
popolana, sia pur graveolente, lo condusse a dire le cose vere delle anime con
le vere parole che la stirpe mescolata e bizzarra usa nei sogni, nei sorrisi e
dolori. Dipinse d’altronde anche marchesi, conti e duchi, sia nazionali che
esteri, e non meno bene che quelli dal ciuffo”…. – i “bravi”.
Il
collegamento discende poi spontaneo, immediato, tra Manzoni, il romanzo, e
Caravaggio. È la notazione forse più sorprendente del saggio, un’illuminazione,
ma argomentata – “il barocco lombardo di quel tempo ha tenuissimi tocchi e una grandiose
tristezza”. Un mondo di “atroci silenzî”, dove “la legge si fa irreale, perché nessun
termine di giusto riferimento le è conceduto. Nulla esiste più. Nulla è più possible
socialmente: soltanto sono reali gli impulsi di una fuggente individualità”..
Uno scritto breve di
Gadda, sei cartelle, uno dei suoi primi, trascurato ma che dice molto di sé,
del suo futuro. “Manzoni – Fichte – idea della immediatezza necessaria del linguaggio”
è il titolo. Ma più che Fichte c’è “Michelangelo Amorigi” (Merisi, “Caravaggio”),
che “veste da bravi i compagni di gioco”. E poi Gerolamo Cardano. E “i lividori
dello Spagnoletto”. Una sintesi visiva. E lombarda: dai posti del future “dolore”,
dei dolori estivi – “Longone. Finito questa riesumazione Manzoniana il 4 agosto
1924”.
Un breve saggio
del manzoniano di ferro Gadda, da studioso di filosofia dopo la guerra e la
prigionia, dopo gli studi accademici-alimentari di ingegneria. In cui ha già
precisa la cifra della sua propria scrittura. Aderente alle cose e insieme
inventiva. Con molti furori contro “gli asini che fanno da sei secoli i
rigattieri degli umanisti a freddo” - “L’Italia liberata dai Goti! Ah! Peccato
che mentre un così nobile poema in endecasilabi, santissimo sacramento, veniva
dato alle stampe un sifilitico la conquistasse con ottanta cavalli” (Trissino e
Carlo VIII). Con un omaggio commosso a Leopardi.
Carlo Emilio
Gadda, Apologia manzoniana, “The Edinburgh Journal of Gadda Studies”,
free online
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