Giallo controvoglia
Per la promozione celebrativa “Eco della
Memoria”, la collana che identifica l’editrice, una proposta che vuole essere
un regalo. E, involontariamente?, un ponte tra Barcellona e Palermo - anche se la
Sicilia qui non c’enra. È sempre Petra Deliacdo che si racconta. Ma, comincia
come in molti “Montalbano”, con un incubo-prefigurazione: con una bara, un
morto, e molta violenza, inconsulta, sul cadavere. Come dire: la vita del
poliziotto è la morte.
La vicenda si svolge tra Barcellona e
Roma, con una componente italiana decisiva. Si scoprono – si scoprivano dodici
ani fa – le pratiche, alcune delle pratiche, del riciclaggio, delle tre mafie
italiane, quella propriamente detta, la ‘ndragheta e la camorra (qui si tratta
della camorra), attraverso le vene di spesa più bizzarre (qui presunte
forniture tessili per articoli di moda). Le polizie sono intraprendenti, e
arrivano sempre in tempo. Ma si mena in
lungo, cinquecento pagine. E come controvoglia: a tratti sembra di leggere una
caricatura del giallo. Non di proposito, però. Per smagliature evidenti.
Si elogia “la grande forza magnetica dei
bar di Barcellona”, ma l’unico che ricorre, ogni poche pagine, è castgiliano, “Jarra
de Oro” - è la Barcellona degli anni 2010, del catalanismo, ma potrebbe essere
una qualsiasi città del “Regno di Spagna”, anonima. Anche i funzionari e i
personaggi hanno nomi castigliani. Petra e il suo vice Fermìn si comportano da
sbirri, con “trainelli” direbbe Montalbano. Il finale è prevedibile – una delle
cause nobili, o denunce nobili, del Millennio. Petra, moglie innamorata, al
terzo matrimonio, in missione a Roma per tre gioni, al secondo va a letto col
collega italiano, con grande soddisfazione. La parte forse più emozionante si
svolge a Ronda, ma l’Andalusia è solo un posto strano, pieno di madonne,
processioni, corride. Ci sono quatro delitti, due precedenti la vicenda – è un cold
case – e due nel corso. E di questi due non sappiamo come. Del quarto anzi,
molto scenografico, a Roma, nemmeno chi. Come un compitino - sulla scia dell’ultimo
Camilleri, che per ogni trama tesseva una rete fatta di quotidianeità, lo sbarco
dei migranti, quello della droga, le ragazze dell’Est, cause nobili.
Si lege soprattutto prr la curiosità. Un
chiama e rispondi bizzarro tra Barcellona e la Sicilia, che pure si ignorano, con
Camilleri che si ispira a Montalbàn, e Gimenez-Bartlett che onora la Sicilia,
nella casa editrice che l’ha valorizzata, con premi e riconoscimenti vari, e
qui nella figura del capo dell’antimafia Torrisi, un vero dominatore senza
parerlo - sa tutto dei mafiosi, anche quello
che loro non sanno, e li schiaccia quando bisogna.
Alicia Gimenez-Bartlett, Gli onori di
casa, Sellerio, pp. 511, ril., 1+1 € 10
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