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Il mondo capovolto dei tombaroli
Un caleidoscopio d’immagini. Di visi (occhi,
nasi, acconciature), di palazzi e catapecchie, di fiori e sterpaglie, di boschi
e deserti, anche di mare, grigio. Di sopra e d sotto la superficie, trattandosi
di scavi di tombatoli, e dei sogni di ricchezza - impersonati dalla stessa Alice
luminosa, la ricettatrice, specialista multilingue di certificati di
autenticità, dentro un ufficio di acciaio, o uno yacht solare.
Il racconto è semplice. Il piccolo mondo
della Tuscia semiabbandonata, con la gentildonna impoverita (una
bellissima Rossellini) che alleva grandi voci, gli immigrati-rifugiati di varia
provenienza, Brasile, forse Francia, forse Inghilterra, con facce da Bosnia, e
i nullafacenti di paese che aspettano l’archeologo inglese. Uno umorale, che va
e viene. Ed è un sensitivo, col dono di beccare il sito giusto delle tombe
sepolte.
Un mondo fermo invece che in evoluzione,
come lo dice il cantastorie che ogni tanto segna la vicenda. Che è come non è. Un
mondo in cui il sopra è anche il sotto, e viceversa. Mentre si muore, all’inizio
e anche alla fine.
Una storia non storia, senza uno svolgimento.
Il racconto sono le immagini. E le musiche
Si sono citate le influenze di Pasolini,
di Fellini naturalmente, e di altri. Di quest’ultimo forse più opportunamente,
contando solo le immagini, i “quadri” in movimento. Con la Tuscia spettinata,
sporchetta, disordinata, cara alle sorelle Rohrwacher, invece della Romagna
florida.
Alice Rohrwacher, La chimera, Sky
Cinema
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