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mercoledì 22 maggio 2024

Italianità della Meloni

“Italianità delll Meloni”, in italiano, è il titolo online che la rivista dà alla corrispondenza dell’inviata speciale a Roma a due anni dalla vittoria elettorale e l’insediamento a palazzo Chigi. Una corrispondenza centrata sulle “nuove priorità culturali del governo” della “prima donna al governo in Ialia e primo leader di estrema destra a governare nel cuore dell’Unione E uropea”. Un ritratto perfino benevolo, sapendo che la rivista è molto progressista.
Il ritratto è di “un raccogliticcio partito di opposizione al potere per la prima volta, pronto a esigere qualche punizione e voglioso di mettere i suoi fidi in posizioni importanti ma privo di una lunga fila di dirigenti sperimentati e di intellettuali presentabili”. E dell’aggiornamento (“mainstreaming”) di una destra postfascista che cerca di rifare un po’ la storia, enfatizzando, sottovalutando. Ma che tenta, spesso con goffaggine e carenza di nuove idee, di creare una destra moderna in un paese che manca di una tradizione conservatirce (paragonabile, per fare un esempio, ai conservatori Uk), a parte il fascismo”.
Il giudizio è più scettico sul Paese: “Soprattuto, è l’immagine di un paese che invecchia preoccupato del futuro e ancorato a un’idea di passato”. Che spiega la destra: “Più si penetra in Italia, più si capisce perché tante innovazioni politiche qui sono state di destra: Futurismo, fascismo, la politica personalistica e postideologica di Silvio Berlusconi, il tecnopopulismo e la rabbia social che nell’ultimo decennio hanno portato al potere partiti anti-establishment e di destra”. Non proprio nell’ultimo decennio, ma quasi.
Rachel Donadio, Meloni’s Cultural Revolution, “The New York Review of Books” 6 giugno, online

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