La Francia e l’Europa che non c’è
Cinque anni fa, nella
campagna per il voto europeo, Macron proponeva un Rinascimento. Quest’anno, con
la stessa scadenza, a un mese e mezzo dal voto, spiega alla Sorbona e all’“Economist”
che “l’Europa può morire” – non dice che rischia di morire, ma aggiunge che le
fini degli imperi sono “brutali”, improvvise cioè e disastrose.
Il presidente francese
ha parlato senza effetto allora - e senza oggi, è da presumere. Se non che il
necrologio viene a ridosso del rilancio di una Difesa europea, assortita di una
politica estera comune. Una difesa con più armamenti e più aggiornati, compreso
l’ombrello nucleare (Francia, Gran Bretagna), e con un inizio di integrazione
degli schieramenti e dei comandi. Che sembrerebbe una svolta decisiva verso una
federazione, una Europa vera. Non fosse che lo stesso Macron con la ripetuta promessa,
o minaccia, di inviare truppe francesi in Ucraina. Niente di meno che una
dichiarazione di guerra alla Russia, così, su due piedi, senza un appiglio, giuridico
o militare, e senza prospettiva, se non una guerra, per la qale nessuno in
Europa è preparato.
Leggerezza? Non
sarebbe la prima guerra in cui la Francia imbriglia l’Europa. La Libia è un precedente
che, per quanto minimo rispetto alla Russia, pesa molto sull’Italia – e sull’Africa,
ci ha rimesso alcune migliaia di morti. E il presidente francese è, unico tra i
regimi democratici, uno che ha pieni poteri per cinque anni - più del presidente
americano, ed è tutto dire, anche se conta molto meno. Bisogna preoccuparsene?
Macron è a capo di
un paese che ha fatto fallire l’Europa nei due passi decisivi: la difesa comune
nel 1954, e la costituzione nel 2005.
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