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L’assalto della Germania alla Bce
Nella lunga
intervista con Aldo Cazzullo sul “Corriere della sera” sabato,
https://www.corriere.it/cronache/24_maggio_04/mario-monti-intervista-c2400489-c714-4082-9c1a-93009d772xlk.shtml
Monti dice tra
l’altro: “Il “whatever it takes”
di Draghi ci aiutò; ma non sarebbe bastata una frase a salvare l’euro e il
nostro Paese, se non avessimo cambiato noi gli equilibri politici in Europa,
togliendo l’assedio tedesco alla Bce”. Un po’ presuntuoso il “noi” di
Monti che cambia “gli equilibri politici in Europa”, ma un’ammissione
terrificante: c’è stato un “assedio tedesco alla Bce”. Con l’Italia vittima dopo
la Grecia? La Bce del governo Monti era quella di Draghi in coabitazione col
francese Trichet, e subito dopo.
Non se ne parla – la stessa testimonianza di Monti è caduta
nell’indifferenza. Ma il fatto, che ha avuto larga parte nella crisi del debito
italiano, era noto - e nel nostro “Gentile Germania” è anche diffusamente raccontato.
A inizio 2011 Deutsche Bank si era liberata dei titoli italiani del debito in
ottica ribassista, per ricomprarli a termine. A luglio lo aveva fatto sapere al
“Financial Times”. Si spiega in “Gentile Germania”: “A ottobre 2011,
per riaccendere la crisi che si affievoliva dopo la vendita dei Btp, il capo
economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer, pubblicamente aveva ammonito
contro ogni aiuto all’Italia. In una col presidente del Ces-Ifo di Monaco,
rinomato istituto di studi sulla congiuntura, Hans Werner Sinn, che aveva
redatto e pubblicizzato una serie di note contro l’Italia, sul debito e le
banche. Con l’effetto non casuale di
mettere nel mirino le banche italiane, meglio gestite e capitalizzate delle
tedesche, elevando una cortina di fumo su quest’ultime, che erano tutte un
colabrodo, Deutsche inclusa. «Offrire un’assicurazione di prima categoria sui
titoli contro il fallimento dell’Italia ci colpisce come offrire
un’assicurazione sulla cristalleria al padrone di una casa prossima a un
impianto nucleare che sta per collassare», scrisse Mayer online nel bollettino
della banca. Neppure con la garanzia del Fondo europeo di stabilizzazione: «Né
il padrone di casa né il detentore di titoli italiani si sentirebbero molto
sollevati da questa assicurazione». Con spreco di distinzioni fra germanici e
latini”. E senza risparmiare il salvataggio italiano, da parte di Unicredit, la
prima grande banca europea allora crossborder, della maggiore banca
bavarese, Hypovereinsbank – come se fosse stato un atto di pirateria, mentre la
banca era un colabrodo.
Sinn è dimenticato, e l’istituto per
la congiuntura di Monaco, che allora era autorevolissimo e lui indirizzò contro
l’Italia. Ma Monti ha un secondo retroscena importante con Cazzullo, proprio su
questo: “Il
Papa mi aiutò. Ero angosciato
dalla frattura che si era aperta tra la Germania, in particolare i bavaresi, e
i popoli del Sud Europa, in particolare i greci e noi italiani. Gliene parlai,
e Benedetto scrisse all’arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx. Quell’intervento
ebbe un certo effetto sulla Cdu tedesca e sulla Csu bavarese”.
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