letterautore
Austria – Il Nemico fu
eretto arbitro. Di calcio, nel 1956. Lo ricorda Gabriele Romagnoli, nella presentazione
degli scritti calcistici di Pasolini (Il mio calcio”): “Nel girone di ritorno,
a garanzia d’imparzialità, le gare furono affidate a arbitri austriaci”.
Cina – Fu “scoperta”
da Montaigne, e poi da Voltaire, come una sorta di paradiso terrestre. Montaigne
ha “la superiorità morale dei cinesi” – ma nel quadro della sua apologia del “buon
selvaggio”. Da Voltaire nel “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni”,
1756 - ma già nel “Secolo di Luigi XIV”,1738-1751 – come luogo di tutte le virtù,
le buone leggi, il buon governo, e anche la buona letteratura.
Cina-Europa - “Cina pacifica e
saggia – Europa guerriera e folle, sarà il gran motivo svolto a piena orchestra
dall’Illuminismo settecentesco” – Federico Chabod, “Storia dell’idea di E
uropa”,80-81. Ma il tema era già svolto da Montaigne, e prima ancora (Chabod
omette i gesuiti) da Botero, Francesco Carletti, Ludovico Guicciardini.
Don Ferrante - Un grande
giornalista dice Gadda l’aristotelico di Manzoni, del romanzo, nel saggio “Apologia
manzoniana”, una riflessione, una delle sue prime, non pubblicata, del 1924: “È
una persona colta. Guida l’opinione. Se vivesse molte redazioni di quotidiani
se lo contenderebbero”.
Germania – Le minoranze
sparse in mezza Europa, causa (una delle cause) della seconda guerra mondiale,
danno al tedesco una sorta di primato letterario diffuso tra le nazioni – Alessandra
Iadicicco su “La Lettura”, 5 maggio: “Sotto un profilo strettamente letterario
è interessante ricordare che tra i 14 premi Nobel per la letteratura di lingua
tedesca, dal primo, il tedesco Theodor Mommsen all’ultimo, l’austriaco Peter
Handke, che da oltre trent’anni vive in Francia, ci sono due svizzeri, Carl Spitteler
e Hermann Hesse (tedesco di nascita naturalizzato elvetico), un bulgaro, Elias
Canetti, e una rumena, Hertha Müller”. Senza dimenticare “due tra gli autori
più grandi dell’Europa e del mondo”, Rilke e Kafka, della “comunità minoritaria
di lingua tedesca – parlante un tedesco purissimo, cristallino, musicale,
intatto da influssi dialettali – dell’allora Cecoslovacchia”.
Gramsci – È sardo,
perché sarcastico. Tale lo dice Emilio Lussu in “L’avvenire della Sardegna”,
1951- “espressione” invece “estranea alla Deledda”. Per “quella nostra
ironia che appare disarmata ma che ferisce, e che fa del sarcasmo la nostra
naturale impronta”. La cattiveria del servo (captivus), continua Lussu, “non
differente neppure oggi da quella che Cicerone vedeva negli schiavi sardi venduti
sul mercato di Roma”.
Italia – Manca di
filosofia, scriveva Leopardi a Igino Giordani il 13 luglio 1821: “Chiunque
vorrà far bene all’Italia, prima di tutto dovrà mostrarle una lingua
filosofica, senza la quale io credo ch’ella non avrà mai letteratura moderna
sua propria, e non avendo letteratura moderna propria, non sarà mai più
nazione.” – l’Italia necessita, concludeva, di “filosofi inventivi, e
accomodati al tempo”.
“Paese dalle mille città”, Federico Chabod, “Storia dell’idea di Europa”,
74, “ognuna ricca di una sua tradizione culturale e politica”.
Italia-Germania – Non ci
sono solo la storia, da Arminio all’Unione Europea, e l’economia (il
quadrilatero Lombardo-Veneto\Baviera-Baden) a unire Italia e Germania, c’è anche la lingua, “dei bavari e degli
alemanni penetrati attraverso le Alpi in Veneto, Trentino, Valle d’Aosta,
Friuli Venezia Giulia: la lingua cimbra, l’idioma walser, la lingua móchena e di Sappada, il saurano, la
lingua della Val Canale o del Timau, tutte di origine medievale” - Alessandra
Iadicicco, “La riscossa del tedesco” (“La Lettura” 5 maggio). In aggiunta all’Alto
Adige-Sud Tirolo, dove è lingua nazionale.
Lutero – “Lutero vive
come un idolo di santo cattolico nell’anima dei riformati” – C.E .Gadda nella “Apologia
manzoniana” del 1924, da poco dismesso dal campo di Celle in Germania,
prigioniero di guerra.
Manzoni – “Scrittore
degli scrittori” lo nomina Gadda, manzoniano fervente, nella “Apologia manzoniana”,
1924.
Oriente – È “superiore”,
di gran lunga, nel Settecento francese, e soprattutto in Voltaire, un secolo e
mezzo dopo la sua “scoperta” – la sua formulazione – da parte di Guillaume
Postel e dei gesuiti. In termini ammiratissimi, che contraddicono. “I cinesi
sono superiori a tutte le altre nazioni dell’universo” è Voltaire nel prospetto
di “Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni” (1756). Per un lungo elenco di primati: religione,
giustizia, moralità, saggezza del governo – un governo dei dotti, dei “mandarini”.
Voltaire scriveva in polemica (non dichiarata) con Montesquieu, che invece, sia
nelle “Letere persiane” sia nello “Spirito delle leggi”, faceva dell’Europa la patria
della libertà e del progresso, e dell’Asia un mondo immobile e dispotico, la
Cina più che l’India. Ma l’opinione prevalente era in Francia, e anche in
Italia, con Voltaire, spiega Chabod nella “Storia dell’idea di Europa”.
Roma – Wladimir
d’Ormesson, per un breve periodo nel 1940 ambasciatore francese alla Santa Sede, cita a proposito dell’entrata
in guerra dell’Italia, contro la Francia, il cardinale de Retz, potente del
Seicento, che ammoniva: “Vi sono molte persone a Roma che amano uccidere chi è
già a terra. Non cadete”.
Vendetta – Quella sarda
Emilio Lussu (“L’avvenire della Sardegna”) vuole speciale (“noi siamo tutti piuttosto cattivi, a
freddo, senza trasporti sentimentali”): “Essa non esplode immediata e pubblica,
come in Corsica, incontenibile risposta all’offesa. La vendetta sarda è covata
lungamente, silenziosa e clandestina, per anni, spesso per tutta la vita; e
colpisce calcolatamente, solo nel giorno più propizio, sì che alla strage del
nemico corrisponda l’incolumità propria e, possibilmente, l’ergastolo per
il nemico numero due, verso cui devono convergere tutti gli elementi di
accusa. Vendetta, come ognuno vede, impeccabilmente razionale”.
letterautore@antiit.eu
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