L’Inghilterra sporca e cattiva – non per ridere
Una mamma irlandese giovane, impetuosa, sboccata,
simaptica, in un ring con vecchie comari di villaggio, all’ombra della
sacrestia, e della gentlemania inglese. Vittima naturale dei sospetti quando una
serie di lettere ingiuriose sono indirizzate alle donne del villaggio, secche
ma micidiali, molto scurrili. Salvata da
un agente donna, una delle rime, vittimizzata dal suo grasso capo, anche perché
è mezzo indiana – accettata in polizia solo perché suo papa era un agente, inglese.
Una commedia, col taglio da commedia, sorretta da
due ottime protagonist, una Olivia Colman zitella gonfia, di zelo e di bile, e
una vera irlandese Jessie Bukley. Ma il pubblico in sala non ride. “Wickhed little
letters”, letterine malvage è il titolo originale. Il film si difende come – Improbable
- racconto di fatti “realmente accaduti”. Ma si direbbe una satira dell’Inghilterra,
di un secolo fa come di oggi, dopo la Brexit: arrogante, stupida, grassa, brutta,
un po’ sporca, non solo negli abiti – non trasandata, sporca; antistranieri, classista,
anche nei ceti più bassi, pettegola. Il pubblico resta sempre fedele a Sua
Maestà?
Thea Sharrock, Cattiverie a domicilio
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