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martedì 28 maggio 2024

L’Italia non è un paese per automobili

Carlos Tavares, l’amministratore delegato di Stellantis, si chiede retoricamente: “Un milione di auto fabbricate in Italia?” E si risponde, per dire no: “Ci vuole l’ambiente imprenditoriale giusto”.
Dice un’ovvietà. Che si fa finta – media di destra e di sinistra uniti nella lotta - sia un trucco da sfruttatore: dopo l’Inghilterra negli anni 1960 (pausa tè, pausa sigaretta, pausa pipì…), che costrinse le case americane a scappare in Germania e in Spagna, il sindacalismo italiano ha aiutato la delocalizzazione e scoraggiato qualsiasi tipo d’investimento. Per salvare Pomigliano Marchionne dovette sfidare il sindacato.
Trent’anni fa il paddock del Gran Premio di Montecarlo era popolato da team italiani o inglesi, domenica di (mezzo) italiana c’era solo Ferrari.
L’Inghilterra, rinsavita dopo la Thatcher, fabbrica ancora un milione di auto l’anno. La Francia pure. La Spagna due milioni. La Germania, dove l’IG Metall è molto più forte delle Fim-Fiom, e i metalmeccanici stanno molto meglio di quelli italiani, quattro e mezzo.

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