Ma la Cina non è vicina a Mosca
Putin a Pechino, un giorno
sì e l’altro pure. Xi paterno benedicente. Sembra un idillio. E ha cancellato
un dato di fatto geopolitico e storico? La Russia del Novecento si riteneva
assediata. Dalla Germania, anche dalla Germania divisa, che in parte
presidiava. E dalla Cina. E confidava negli Stati Uniti per allentare la morsa.
Non è una barzelletta, è un
fatto. Noto agli storici, quando si faceva storia. Ne dà un quadro plastico
Giulio Bollati in una delle brevi prose ora pubblicate come “Memorie minime”,
“Il tartufo di Kruscëv”, su una intervista nel 1964 al leader sovietico, da
parte diuna minidelegazione composta da Giulio Einaudi, Vittorio Strada e lo
stesso Bollati, accompagnati da Clara Strada e Renata Einaudi, che doveva
servire da prefazione a “un suo piccolo libro”.
Invece che per mezz’ora,
Kruscev parlò per ore. “Non presi appunti e non ricordo i particolari”, scrive
Bollati, “ma ricordo bene il senso e il tono del discorso che Kruscëv ci fece,
accalorandosi via via che parlava. Il centro di quel discorso era un’immagine: la
Russia stretta in una tenaglia, formata
dalla Germania a ovest, dalla Cina a est….La speranza era che gli americani
capissero e diventassero amici”.
Bollati dice che quella fu
la vera novità dell’intervista: “La novità vera era per noi quell’accenno a una
Cina ostile, assolutamente inconsueto a quella data”. E più in là esuma “un
altro racconto, più serio, che ci aveva fatto Lazarev, lo storico dell’arte, e
che sul momento non avevo capito. Era, ci disse, un suo incubo ricorrente:
milioni e milioni di cinesi, uomini donne vecchi bambini, passavano il confine
e avanzavano lentamente verso Mosca. Impossibile fermarli. Camminavano notte e
giorno e si avvicinavano a Mosca”.
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