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Mobbing di gruppo a Taranto, un po’ per ridere
La storia di un “reparto confino”. All’acciaieria
di Taranto, un'ottantina di impiegati da liquidare confinati nella palazzina
del titolo, senza alcuna incombenza – hanno pagato lo stipendio in attesa che
si dimettano.
La storia anche di una privatizzazione
mal congegnata, e poi (fino ad oggi) amaramente fallita – è successo per l’acciai
come per i telefoni. I primi padroni, la famiglia Riva, oltre a commettere vari
reati per i quali finiranno condannati, intesero la privatizzazione solo come
un taglio del personale (l’analogo fatto in Sip-Stet, altro gioiello
privatizzato male e finito peggio. Sullo sfondo di una politica compromissoria,
che trascina nell’inettitudine anche il sindacato – sarà la Procura della Repubblica,
su segnalazione anonima, a denunciare e perseguire il fatto: il primo caso di mobbing
di gruppo.
Sui toni della commedia, per le tante gag e i personaggi da
ridere. Ma episodicamente, la sceneggiatura non è unitaria. Molto documentato, è
alla fine una sorta di cinema-verità, seppure a distanza di anni dal fatto. Costruito
sulla figura di un contadino inetto e borioso. Uno che vive di un po’ di galline
e qualche pecora, a cui la fidanzata albanese deve correggere l’ortografia, che
ritiene la fidanzata e il di lei fratello spregiativamente “zingari”. Un
funzionario del Personale dell’acciaieria, conoscente della famiglia, lo assume
come operaio per dargli uno stipendio. Per poi gradatamente, essendo del tutto
incapace come operaio, assegnare anche lui alla palazzina dei reietti nullafacenti,
ma in qualità di spia del Personale stesso. Un cretino, che poi farà crollare
per stupidità l’azienda in Tribunale.
Un bel personaggio, da grande commedia grottesca. Che però Riondino, che
è l’interprete principale, per questo premiato, confonde con gigionerie di
troppo – sono la sua maschera? non si ricorda interpretazione cui ci rinunci. Opera, come soggetto e anche in parte sceneggiatura, di Alessandro Riogrande, che la vicenda dei confinati ex Italsider aveva portato alla luce - a Riogrande, morto prima della lavorazione, il film è dedicato.
Michele Riondino, Palazzina Laf,
Sky Cinema, Now
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