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Quando la punizione è un crimine
“Niente è più strano della
coscienza umana che il suo atteggiamento rigruardo alla guerra. Guerra
significa uccidere persone. È di questo che tratta la guerra”. Con qualche
limite: “Un tempo, solo i combattenti potevano esere uccisi. Oggi va benissimo
uccidere chiunque, basta che sia fatto indiscriminatamente e con qualche
pretesa che si sta indebolendo la capacità o la volontà della controparte di
continuare a combattere…. Si scenda di un gradino la scala della moralità, e
siamo alle rappresaglie… Al fondo, è l’assassinio programmato di civili
indifesi, perché appartengono alla religione, la classe, la razza sbagliate”.
La rivista ripropone, nel
clima della guerra in corso tra Israele e Hamas, la lettura che lo storico
delle cause della seconda guerra mondiale fece di tre libri: “Death in Roma” di
Robert Katz, “The Trial of the Germans. Nuremberg 1945-1946”, di Eugene
Davidson, e “Auschwitz: A Report on the Proceedings against Robert Karl Ludwig
Mulka and Others Before the Court at Frankfurt”, di Benrd Naumann, Nessuno dei
quali storico di professione. Ma Naumann aveva un’introduzione di. Hannah Arendt.
Katz, che in “Death in Rome” sosteneva che Pio XII era a conoscenza dell’eccidio
che si preparava alle Fosse Ardeatine e non fece nulla pe pr evenirlo, è stato
condannato poi per diffamazione.
La lettura di A.J.P.Taylor
non è revisionista come era stata quella delle cause del conflitto. “I crimini
tedeschi della seconda guerra mondiale sono stati atroci da ogni punto di vista
– i vincitori per una volta hanno combattuto per una giusta causa”. Ma anticonformista
sì, e argomentato. I vincitori si sono impaludati moralmente anche loro “quando
hanno assimilato i crimini contro l’umanità a qualsiasi azione intrapresa
contro loro stessi” in guerra: “Ci sono pochi episodi di storia moderna più
nauseanti dei processi di Norimberga, dove i vincitori solennemente si sono
esibiti sul problema della «guerra di aggressione», e cioè ogni attività
bellica e perfino azione politica contro gli assetti decisi dai vincitori della
Prima Guerra Mondiale”. Con “punte di grottesco: il povero demente Hess
condannato con durezza per avere tentato, seppure maldestramente, di fare la
pace tra Germania e Gran Bretagna. Fu sacrificato solo al fine di provare che
il governo britannico non aveva mai pensato di cooperare con Hitler contro la
Russia societica”.
A.J.P.Taylor, Crimes beyond punishment, “The New York
Review of Books”, 23 febbraio 1967
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