sabato 18 maggio 2024

Quando la punizione è un crimine

“Niente è più strano della coscienza umana che il suo atteggiamento rigruardo alla guerra. Guerra significa uccidere persone. È di questo che tratta la guerra”. Con qualche limite: “Un tempo, solo i combattenti potevano esere uccisi. Oggi va benissimo uccidere chiunque, basta che sia fatto indiscriminatamente e con qualche pretesa che si sta indebolendo la capacità o la volontà della controparte di continuare a combattere…. Si scenda di un gradino la scala della moralità, e siamo alle rappresaglie… Al fondo, è l’assassinio programmato di civili indifesi, perché appartengono alla religione, la classe, la razza sbagliate”. 
La rivista ripropone, nel clima della guerra in corso tra Israele e Hamas, la lettura che lo storico delle cause della seconda guerra mondiale fece di tre libri: “Death in Roma” di Robert Katz, “The Trial of the Germans. Nuremberg 1945-1946”, di Eugene Davidson, e “Auschwitz: A Report on the Proceedings against Robert Karl Ludwig Mulka and Others Before the Court at Frankfurt”, di Benrd Naumann, Nessuno dei quali storico di professione. Ma Naumann aveva un’introduzione di. Hannah Arendt. Katz, che in “Death in Rome” sosteneva che Pio XII era a conoscenza dell’eccidio che si preparava alle Fosse Ardeatine e non fece nulla pe pr evenirlo, è stato condannato poi per diffamazione.
La lettura di A.J.P.Taylor non è revisionista come era stata quella delle cause del conflitto. “I crimini tedeschi della seconda guerra mondiale sono stati atroci da ogni punto di vista – i vincitori per una volta hanno combattuto per una giusta causa”. Ma anticonformista sì, e argomentato. I vincitori si sono impaludati moralmente anche loro “quando hanno assimilato i crimini contro l’umanità a qualsiasi azione intrapresa contro loro stessi” in guerra: “Ci sono pochi episodi di storia moderna più nauseanti dei processi di Norimberga, dove i vincitori solennemente si sono esibiti sul problema della «guerra di aggressione», e cioè ogni attività bellica e perfino azione politica contro gli assetti decisi dai vincitori della Prima Guerra Mondiale”. Con “punte di grottesco: il povero demente Hess condannato con durezza per avere tentato, seppure maldestramente, di fare la pace tra Germania e Gran Bretagna. Fu sacrificato solo al fine di provare che il governo britannico non aveva mai pensato di cooperare con Hitler contro la Russia societica”.
A.J.P.Taylor, Crimes beyond punishment, “The New York Review of Books”, 23 febbraio 1967
 

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