Assalto al Congresso Usa, abbiamo sbagliato
Si sottovaluta –
si irride – la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che derubrica il
capo d’accusa principale degli eventi del 6 gennaio 2020, “ostruzione di una
procedura ufficiale” – la proclamazione al Congresso dei risultati del voto
presidenziale. L’ostruzione è punita da una legge del 2002 (scandalo Enron), nel
senso che si punisce la distruzione o manomissione fraudolenta di documenti.
Secondo la Corte
Suprema ora numerose condanne giù avvenute sulla base di questa legge devono
essere riviste, in quanto essa si applica a circostanze limitate e puntuali,
come le manomisisoni di carte gestionali e\o finanziarie.
Si dice, si lascia
intendere: è la Corte Suprema nominata da Trump. No: è la sentenza di 6 giudici favorevoli
e 3 contrari. Favorevole anche una giudice dichiaratamente di sinistra, Ketanji
Brown Jackson. E il presidente della Corte, il giurista John Roberts, nominato
vent’anni fa da Bush jr, ma avallato al Senato da uno schieramento bi-partisan,
e spesso schierato, nell’attività giurisdizionale di questi anni, con i giudici
liberal.
Il vero problema
non è la Corte Usa di destra. Il problema è che narrazione abbiamo avuto e
abbiamo degli eventi del 6 gennaio.
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