Calvino innamorato, e altre storie
Le lettere di Calvino alla fidanzata, Esther Judith Singer, “Chichita”,
che lavorava e viveva a Parigi – con una sola lettera di lei, in castigliano
(lui scriveva in italiano). Una raccolta che vuole essere un ricordo grato della
figlia Giovanna che la cura, ma è di grande lettura, anche per i non
calviniani.
Un testo inedito è perfino paradossale, che la curatrice acclude alla
raccolta, a mo’ di notizia biografica - genere da cui Calvino rifuggiva: è la constatazione
stupita, sotto il titolo “Sulla natura degli angeli”, di dovere l’entratura a
Einaudi, tratto dalla vita squallida di provincia, e con amichevoli, incoraggianti,
apprezzamenti, a un filibustiere siciliano, G.N., un chiacchierone, che poi ha
ritrovato cancelliere di pretura, lui in provincia, che era riuscito a introdursi
nella casa editrice, mesmerizzando lo stesso Giulio Einaudi, e a cooptarvi il
giovane, sconosciuto, incerto, Italo. E la spinta alla Resistenza, la sua esperienza
maggiore di vita ai vent’anni, tratto dall’indecisione, a due gaglioffi che
letteralmente lo portano via di peso, pluricondannati comuni, ex carcerati,
tatuati, sporchi, con i quali ha anche condiviso l’inverno difficile in
montagna – “se in seguito avversai sempre gli ideologi dottrinari, fu perché
ero fiero di affondare le mie radici nella pratica più fangosa e odorante d’aglio…”.
C’è l’idea e il progetto delle “Cosmicomiche”, in breve, in chiare righe.
Lucio Mastronardi ammattito – un epilogo di molti anni e molti eventi. I
week-end a San Remo prevalentemente, quindi dalla madre. I viaggi a Roma, dove
ha ancor a casa, in via Clementina, 2. La scoperta del mondo arabo a Tripoli, “città
senza donne”. Il premio Formentor 1962, faticoso e noioso – come sempre lo sono
per Calvino i dibattiti letterari, per premi, riviste, progetti, piani
editoriali: “È stato premiato il manoscritto peggiore di tutti sostenuto da
Moravia (l’autrice è una bellissima giovane)” - è Dacia Maraini, “L’età del
malessere”. I tanti libri e manoscritti da leggere, dodici ore di letture editoriali
al giorno. Il giovanissimo Enzensberger, “una delle persone più intelligenti di
quel paese”, la Germania. Vittorini. Leonetti. Bollati. Un racconto non
scritto, “Un pub a Chelsea”. Pavese tra le righe, che molto lo occupa – anche perché
ne cura le poesie. La scoperta di Fenoglio in treno – e la non scoperta di
Primo Levi, “un outsider”, “un chimico”. L’Emilia ipercapitalista e comunista.
Con pagine da antologia, oltre al saggio sui suoi “angeli”. Il personale medico
in clinica, e il medico-medico – da manuale di deontologia. Lo stesso mondo
arabo, visto in tralice a Tripoli, ma ben in profondità – senza opportunismi, e
neanche preclusioni. E in mezza paginetta cosa c’è, ci dovrebbe essere, in un rapporto
affettivo: “Una profonda comprensione reciproca (spero), una comunicazione che
(per me almeno) è molto rara, una (rarissimo fatto in un rapporto amoroso) vera
amicizia”.
Il volumetto è corredato di riproduzioni degli autografi delle lettere di
Calvino, e di foto dei due fidanzati all’epoca, in coppia o in circostanze
separata. Una riproduce il telegramma del matrimonio alla madre a San Remo:
Chichita lo comunica a nozze avvenute, da Cuba. Calvino è fotografato anche nel
suo incongruo viaggio a Tripoli, invitato per tenervi conferenze - un città già desertificata.
Italo Calvino, Lettere a Chichita,
1952-1963, Oscar, pp. 177 € 14
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