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Cronache dell’altro mondo – primatistiche sociali (276)
La Federal Reserve ha deciso di nn
ridurre i tassi per tutto l’anno, considerando l’inflazione ancora viva e
minacciosa. Diversa è l’analisi di “The Atlantic” nel prosieguo della celebrazione
dell’economia americana.
“L’inflazione va vista nell’insieme del
quadro economico. Con l’inflazione alta, tra fine 2021 e 2022, i prezzi
salivano troppo per i redditi dei lavoratori. Nel 2023, tuttavia, l’inflazione
si è indebolita mentre i salari hanno continuato a crescere. I prezzi sono aumentati
di circa il 20 per cento dall’inizio della pandemia a fine 2023, ma il salario
orario mediano è cresciuto del 26 per cento e qualcosa di più”. Mentre “dall’inizio
della pandemia all’autunno del 2033, l’ultimo periodo per il quale abbiamo
buoni dati comparativi, i salari reali in Europa e in Giappone si sono ridotti.
In Germania i lavoratori hanno perduto il 7 per cento del loro potere d’acquisto,
in Italia il 9 per cento”.
È migliorata pure la redistribuzione
del reddito. “Da fine 2019 a fine 2023 il decile meno pagato dei lavoratori ha
visto i salari crescere quattro volte di più dei lavoratori middle-class e
più di dieci volte quelli del decile più ricco”
“I miglioramenti salariali alla base
sono stati così elevati che hanno cancellato un buon terzo dell’ineguaglianza
tra i lavoratori più ricchi e quelli più poveri che si era accumulata nei
precedenti quarant’anni”.
“I salari in America stanno diventando
più equi in rapporto a età, razza, e istruzione”. Il gap salariale tra bianche e neri è
a un punto minimo. Le paghe per i giovani di meno di 25 anni sono cresciute due
volte quelle dei lavoratori di maggiore età.
Cosa fa crescere i salari? Il tasso di
disoccupazione: “È stato al 4 per cento per due anni ormai”. Il periodo più
lungo di “piena occupazione” dagli anni 1960. E “il tasso più basso di tutte le
decadi successive, anni 1970, anni 1980”, etc. – “nel 1984, quando Ronald
Reagan poté dichiarare: «È di nuovo mattina per l’America», la disoccupazione
era sopra il 7 per cento: nel lungo boom degli anni di Clinton, i 1990, era
sopra il 5 per cento”.
(“The Atlantic”)
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