Cerca nel blog

giovedì 13 giugno 2024

Cronache dell’altro mondo – primatistiche sociali (276)

La Federal Reserve ha deciso di nn ridurre i tassi per tutto l’anno, considerando l’inflazione ancora viva e minacciosa. Diversa è l’analisi di “The Atlantic” nel prosieguo della celebrazione dell’economia americana.
“L’inflazione va vista nell’insieme del quadro economico. Con l’inflazione alta, tra fine 2021 e 2022, i prezzi salivano troppo per i redditi dei lavoratori. Nel 2023, tuttavia, l’inflazione si è indebolita mentre i salari hanno continuato a crescere. I prezzi sono aumentati di circa il 20 per cento dall’inizio della pandemia a fine 2023, ma il salario orario mediano è cresciuto del 26 per cento e qualcosa di più”. Mentre “dall’inizio della pandemia all’autunno del 2033, l’ultimo periodo per il quale abbiamo buoni dati comparativi, i salari reali in Europa e in Giappone si sono ridotti. In Germania i lavoratori hanno perduto il 7 per cento del loro potere d’acquisto, in Italia il 9 per cento”.
È migliorata pure la redistribuzione del reddito. “Da fine 2019 a fine 2023 il decile meno pagato dei lavoratori ha visto i salari crescere quattro volte di più dei lavoratori middle-class e più di dieci volte quelli del decile più ricco”
“I miglioramenti salariali alla base sono stati così elevati che hanno cancellato un buon terzo dell’ineguaglianza tra i lavoratori più ricchi e quelli più poveri che si era accumulata nei precedenti quarant’anni”.
“I salari in America stanno diventando più equi in rapporto a età, razza, e istruzione”.  Il gap salariale tra bianche e neri è a un punto minimo. Le paghe per i giovani di meno di 25 anni sono cresciute due volte quelle dei lavoratori di maggiore età.
Cosa fa crescere i salari? Il tasso di disoccupazione: “È stato al 4 per cento per due anni ormai”. Il periodo più lungo di “piena occupazione” dagli anni 1960. E “il tasso più basso di tutte le decadi successive, anni 1970, anni 1980”, etc. – “nel 1984, quando Ronald Reagan poté dichiarare: «È di nuovo mattina per l’America», la disoccupazione era sopra il 7 per cento: nel lungo boom degli anni di Clinton, i 1990, era sopra il 5 per cento”.
(“The Atlantic”)

Nessun commento: