I treni dei bambini, salvati da Hitler
Nel 1938, quando Hitler occupò i Sudeti, in realtà metà della
Cecoslovacchia, un broker britannico, Nicholas “Nicky” Winton, che operava con alcune
società umanitarie, organizzò a Praga, aiutato a Londra dalla madre, una serie
di “treni di bambini”, figli di ebrei o altri cittadini cecoslovacchi che si
sentivano minacciati, per preservarli dall’occupazione imminente – l’ultimo treno
fu bloccato per una questione di minuti il primo settembre 1939, con l’invasione
congiunta tedesco-sovietica della Polonia e la guerra totale.
Con visti britannici, quindi intoccabili, i bambini venivano fatti attraversare
in treno la Germania, e in Gran Bretagna trovavano famiglie affidatarie già in ordine
con le carte pronte ad accoglierli, ogni bambino una famiglia. Anni dopo un
Winton invecchiato, vedovo, confusionario, disordinato, provando a rimettere in
ordine la casa, ritrova le vecchie foto dei bambini. Una studiosa francese
decide di approfondire la questione. La Bbc s’impadronisce della storia, al modo
di “C’è posta per te” di Maria De Filippi, ne fa un caso che commuove l’Inghilterra.
E a Winton fa rintracciare i “vecchi” bambini – 669 furono salvati dalla sicura
deportazione.
Una storia semplice, molto ben recitata, all’inglese, senza divismi. Da Anthony
Hopkins, Winton vecchio, da sua madre giovane, Helena Bonham Carter, e dai
tanti caratteristi che costellano la vicenda.
I “treni di bambini” sono evocati da Sebald nella sua ultima narrativa, 2001,
“Austerlitz”, di cui anzi costituiscono l’ossatura, sotto le tante digressioni.
La Bbc aveva riscoperto la vicenda nella trasmissione popolare “That’s Life!”,
nel1988.
James Owes, One Life, Sky Cinema
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