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Il sorriso di Troisi
Fra i tanti tributi a Troisi nel trentennale della morte forsi il più
lieve, troisiano. Osannante ma sottotono, e scorrevole, mai compiaciuto.
Molti
ricordi e testimonianze, umane, di scena, intervallate da spezzoni celebri, di
Verdone, Martone, Giuliana De Sio, Francesca Neri, Émanuelle Béart, si nna
Pavignano, la sua comapgna, dell’amico Giovanni Benincasa, del nipote Stefano
Veneruso. Fanno colpo le scene dell’avventura a Hollywood per “Il Postino”,
candidato a numerosi Oscar. Con Pavignano, candidata per la sceneggiatura,
Cucinotta, Caldonazzo, Luis Bacalov – che l’Oscar poi lo vincerà.
Una
chicca la ripresa delle quartine in rima di Benigni in memoria dell’amico, parte
della primissima commemorazione, “Il mio amico Massimo”, di Roberto Bencivenga,
uscito nel 2022 e irreperibile in rete:
“Non
so cosa teneva dint’a capa;
intelligente,
generoso, scaltro,
per
lui non vale il detto che è del Papa,
morto
un Troisi non se ne fa un altro.
Morto
Troisi muore la segreta arte,
di
quella dolce tarantella,
ciò
che Moravia disse del Poeta
io lo
ridico per un Pulcinella.
La
gioia di bagnarsi in quel diluvio
di
jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!;
era
come parlare col Vesuvio,
era
come ascoltare del buon Jazz.
“Non
si capisce”, urlavano sicuri,
“questo
Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso
lo capiscono i canguri,
gli
Indiani e i miliardari di Hollywood!
Con
lui ho capito tutta la bellezza
di
Napoli, la gente, il suo destino,
e non
m’ha mai parlato della pizza,
e non
m’ha mai suonato il mandolino.
O
Massimino io ti tengo in serbo
fra
ciò che il mondo dona di più caro,
ha
fatto più miracoli il tuo verbo
di
quello dell’amato San Gennaro”.
Anna Praderio, Per sempre al
Massimo, Canale 5, Infinity
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