Il vuoto demografico
Sul “collasso demografico” e “come invertire la
rotta”. Non dell’Italia ma del Sud, dove il collasso non è solo delle nascite
ma anche delle “fughe”, verso un altrove. Per la precarietà sempre dominante,
sul presente e sul futuro.
Al Sud Esposito collega le aree interne, dove lo
spopolamento è da anni già fisicamente visibile – non s’incontra nessuno, o quasi.
La crisi demografica non è di ora, parte dagli anni 1980,
avverte Esposito. Poi si è aggravata, nessun rimedio è stato posto in atto, nella
distrazione. Con un radicale, ma non improvviso, peggioramento a inizio
millennio. Quando migrazioni, precarìetà e poco welfare hanno fatto precipitare
la fecondità meridionale, che fino ad allora aveva coperto i decenni di nascite
zero a Trieste o a Genova. Nel 2006 la corrente si era ribaltata, e la fecondità
meridionale è diventata la più bassa d’Italia.
Non una proposta, malgrado i sottotitoli - Esposito, giornalista, politico (con gli ex
giudici Di Pietro e De Magistris), non è uno specialista. Una disamina che pone
le basi per una risposta politica, non posponibile: i divari fra generazioni e
territori, il welfare, per anziani e per neonati, gli squilibri di genere,
femminile e, novità, anche maschili.
Con la prefazione dell’ex presidente dell’Istat
Blangiardo.
Marco Esposito, Vuoto a perdere, Rubbettino,
pp. 226 € 16
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