L’America di plastica
Una manifestazione-premio
di giovani scienziati nel deserto viene interrotta dal passaggio di un’astronave,
con alieno che scende per dare un’occhiata. Il presidente sospende la cerimonia,
attraverso un un nerboruto generale che editta ordini tassativi, e i convenuti,
genitori, ragazzi, scienziate, attori, attrici (poicché siamo in una rapporesentazione
filmica di un’opera teatrale che è stata adattata per la tv….). Un catalogo
enorme di star, Tom Hanks, Scarlett
Johannson, Margot Robbie, Jason Schwartzman, Adrien Brody, Tilda Swinton, Jeff
Goldblum, Matt Dillon, Willem Dafoe, Edward Norton et al.. Per dialoghi e immagini come still frame,
alla Antonioni. Per di più piatti, senza rilievo. Pur volendosi la
sintesi dei tre modi d’immagine, in teatro, in tv, al cinema. A meno che il
film, soggetto e sceneggiatura dello stesso Anderson, non vada letto come una
satira, dell’America di oggi, smarrita volendosi decisionista.
Non un solo dialogo fila, a parte il
nonno (Tom Hanks, qui quasi simpatico come Paul Newman) che interviene a
proteggere i nipoti. O l’autore-regista del pezzo teatrale originario, che
parla molto ma soprattutto punta a farsi il bel prim’attore.
Un mondo di figurine incerte su fondali
di plastica. O il 2023 è l’anno per Hollywood dei colori pastello e dei mondi
di plastica (Margot Robbie, “Barbie”, è anche qui), oppure Anderson propone, in
libera lettura o ricostruzione, un’America che parla e gira a vuoto – non
cattiva come sembra essere, ma confusa.
Wes Anderson, Asteroid City, Sky Cinema 2, Now
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