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Il Sud si disamora della destra
Le città maggiori,
Bari e Firenze, si confermano domani alla
sinistra, non c’è gara per i candidati
della destra. Ma la destra soffre anche in città che pure alle politiche l’hanno
votata a maggioranza: Lecce, Potenza, Vibo. Sono centri del Sud, che visibilmente
si disamora della destra al voto. Per non dire delle reazioni, tra rassegnate
e mordaci, alla lusinga del Ponte. Mentre si ritiene bastonato dalle autonomie lombardo-venete, ben di destra.
La tendenza, non
rilevata, è visibile al voto europeo. La Lega, primo partito anche al
Sud alle Europee 2019, ha acconto a maggio solo
il 6,8 per cento – un punto o poco più di Verdi\Sinistra. E il 6,99 nelle Isole. Benché trainata, in entrambe le aree, da Vannacci con 150 mila preferenze per area,
senza il quale la percentuale sarebbe stata più ridotta.
In totale Vannacci ha
avuto 530 mila preferenze, ma, malgrado il generale, la Lega ha perso 380 mila
voti rispetto al 2022. Alle Europee ha
perso consensi anche Fratelli d’Italia, 600 mila voti in meno rispetto alle
politiche del 2022. Il raffronto non è omogeneo, tra Politiche ed Europee,
anche per la diversa affluenza, ma il Pd ha incrementato i voti di 200 mila unità.
Il Sud poi vota
all’impazzata, si sa, come un animale smarrito. Però alle Europee, con tutto il
governo Meloni in carica, e si sa che il Sud è sensibile ai governi, ha dato alle destre 400 mila voti in meno – un calo solo
minimamente compensato dalle isole, con 40 mila voti in più. Malgrado lo squagliamento
5 Stelle, primo partito nel 2019 al Sud e nelle Isole, che si è dimezzato.
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