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lunedì 3 giugno 2024

Letture - 551

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Classifiche - “Aprendo il catalogo di un libraio antiquario di Firenze” Roberto Calasso, “Opera senza nome”, trova il suo “La folie Baudelaire”  nella sezione Erotica-Sessuologia.
Sorpresa, ma subito Calasso si consola: “Meglio di Amazon, che aveva categorizzato «Le nozze di Cadmo e Armonia» come «Accessori decorativi per la casa» e «L’innominabile attuale» come «Decorazioni per le unghie»”.
Non è vero, Amazon è più intelligente, però è possibile: le classificazioni sono casuali, come le classifiche dei libri più venduti, autogestite dagli editori-librai.
 
Italia – Un paese di “fantasmi di sculture”? “Rythm Field”, una raccolta di scritti sulla coreografa americana Molissa Fenley, è illustrato di figure spettrali, quali Nijinsky e Strawinsky, e i “fantasmi di sculture” da cui la coreografa si disse ossessionata durante un viaggio in Italia nel 2008.
 
Maternità Rosella Postorino la scopre in una parrucchiera. Filippina. Attenta a tutto, autorevole, scherzosa - un ritratto curiosissimo ne fa su “7”. Così lontano?
 
Ozio – È il motore dello sviluppo, direbbe Rousseau: “Lavoriamo per arrivare al riposo. È  la pigrizia che rende laboriosi”.
 
Parodia – È dissacrante, si suole dire. Ma quelle di Proust (pastiches) sono al contrario celebrazioni.  E comunque quanto (non) vere? Si leggono quelle settimanali di Saverio Raimondo, che pure è un comico e non un filologo, cioè è uno “cattivo” per professione, su “Robinson”, “Corso di lettura veloce”, e si vede invece che sono veritiere. Sartre, “La nausea”: “
È il libro che ha dato il via all’esistenzialismo, quando bastava un Plasil” – “il giovane protagonista ha allucinazioni e mal di stomaco, allora cerca i sintomi su google e si autodiagnostica il male di vivere”. O Stendhal, “Il rosso e il nero”: “Narra le vicende di Julien Sorel, arrampicatore sociale: la prima cosa che guarda in una donna è il culo - ma in senso figurato: gli piacciono le donne che hanno la fortuna di essere ricche e con una posizione sociale. Ci prova con una ma è sposata; con la seconda va meglio, ma arriva una lettera della prima a rovinare tutto. Alla fine Sorel finisce ghigliottinato e senza neanche aver detto “«che mangino brioche».  Pensare che era andato a scuola dai preti”.
La “scrittura” prescinde dal plot – è la scrittura che anima la letteratura.
Per quanto, i pastiches così riusciti di Proust – a sua volta facilissimo da “pasticciare” – un po’ ridimensionano anche la “scrittura”.
 
Pasolini - Mai un'istantanea, sempre in posa – non c’è album che lo riprenda “al naturale”, anche in un solo scatto: Sempre atteggiato, anche nelle foto di scena, in teoria “rubate”.
 
Il giornalista Massimo Fini, intervistato da Cazzullo sul “Corriere della sera” oggi, ha questo ricordo della visita che gli fece per intervistarlo a sua volta: “C’erano tanti Pasolini. Mi ricevette nella sua casa moto borghese, all’Eur. Non aveva affatto un tratto da checca, anzi. Ma poi entrò la madre, e si infantilizzò. Tutto un puci-puci: imbarazzante”. Ma c’era, continua, un terzo Pasolini: “La sera mi portò al Pigneto, all’epoca un quartiere di ragazzi di vita e di malavita, dove vidi un altro Pasolini ancora”. Dragueur?
 
Quattrocento – “Un secolo senza poesia”, constata Stefano Lanuzza, “Storia della lingua italiana”. E la lingua, dopo due secoli, apparentemente, di toscano? “Sannazzaro, napoletano, il massimo scrittore in volgare del Quattrocento”.
 
Riletture - Avviene di leggere per la prima volta un libro che si è già letto, e anche con attenzione, avendolo annotato e perfino commentato, senza sapere di averlo letto. Per un difetto di memoria? La memoria difetta solo in questo caso. Per l’inappetenza del libro? Ma avviene anche con i romanzi, che pure si segnalano (dovrebbero) per la loro singolarità. È avvenuto con Banville due volte, letto in inglese e poi in italiano, o viceversa – uno scrittore di personaggi singolari, ma non memorabili.
 
Romanzo-saggio – “C’è poi la domanda, tediosa fra tutte, su saggio e romanzo”, lamenta Calasso nel postumo “Opera senza nome”: “Nelle classifiche «Le nozze di Cadmo e Armonia» appariva equamente diviso tra narrativa e saggistica”. Ma poi continua: “Che il libro contenesse, dalle prime righe alle ultime, un intreccio di narrazioni così fitto che l’autore stesso stentava a ritrovarvisi (per questo, a partire da un certo anno, aggiunsi l’indice dei nomi) non bastava a rassicurare”.
 
Scrivere – Antonio Franchini, “Il fuoco che ti porti dentro”, 156, quando scopre al Pocol che, dietro la casa “nel mezzo del bosco”, tra i caprioli, dell’amato zio Francesco c’è un cimitero militare, il Sacrario del Pocol, riflette: “Scrivere di solito o è aspirazione o è dilazione, più raramente è atto; come l’amore e molte altre cose importanti della vita”.
 
Spagna – Fu molto presente nella letteratura italiana tra il Cinque e il Settecento, mentre non ci fu l’inverso, la Spagna seppe poco dell’Italia: “Si calcola che dal 1551 al 1700 ci siano state circa 1200 traduzioni dallo spagnolo all’italiano e più di 120 edizioni in lingua spagnola” – Stefano Lanuzza, “Storia del lingua italiana”, 47. In Sardegna nel Settecento, sotto i Savoia, la lingua scritta è lo spagnolo (id., 55).
 
Slavi
- "Gli slavi si lamentano sempre di tutto", Marina Abramovic nel lungo ritratto che ne fa Francesca Pini su “7”, il settimanale del “Corriere della sera”: “Non sei mai felice da nessuna parte, fa parte dell’anima slava, come quella di Dostoevskij o Kafka. Non sappiamo come affrontare la felicità. Questo non è lo stato naturale degli slavi, devono essere sofferenti e infelici”. L’Europa non sa quasi nulla del mondo slavo, storia e psicologia, un mondo che pure è la sua metà, quasi, e dalla fine della seconda guerra mondiale si è fatta sempre guerra. È il problema dell’Unione Europea, che si era costituita inizialmente in Centro Europa, da Rügen a Pozzallo.

letterautore@antiit.eu

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