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Classifiche - “Aprendo il catalogo
di un libraio antiquario di Firenze” Roberto Calasso, “Opera senza nome”, trova
il suo “La folie Baudelaire” nella
sezione Erotica-Sessuologia.
Sorpresa, ma subito Calasso si consola: “Meglio di Amazon, che aveva
categorizzato «Le nozze di Cadmo e Armonia» come «Accessori decorativi per la
casa» e «L’innominabile attuale» come «Decorazioni per le unghie»”.
Non è vero, Amazon è più intelligente, però è possibile: le classificazioni
sono casuali, come le classifiche dei libri più venduti, autogestite dagli
editori-librai.
Italia – Un paese di “fantasmi di sculture”?
“Rythm Field”, una raccolta di scritti sulla coreografa americana Molissa
Fenley, è illustrato di figure spettrali, quali Nijinsky e Strawinsky, e i
“fantasmi di sculture” da cui la coreografa si disse ossessionata durante un
viaggio in Italia nel 2008.
Maternità – Rosella Postorino la scopre in una
parrucchiera. Filippina. Attenta a tutto, autorevole, scherzosa - un ritratto
curiosissimo ne fa su “7”. Così lontano?
Ozio – È il motore
dello sviluppo, direbbe Rousseau: “Lavoriamo per arrivare al riposo. È la pigrizia che rende laboriosi”.
Parodia – È dissacrante,
si suole dire. Ma quelle di Proust (pastiches) sono al contrario celebrazioni. E comunque quanto (non) vere? Si leggono quelle
settimanali di Saverio Raimondo, che pure è un comico e non un filologo, cioè è
uno “cattivo” per professione, su “Robinson”, “Corso di lettura veloce”, e si
vede invece che sono veritiere. Sartre, “La nausea”: “
È il libro che ha dato il via all’esistenzialismo, quando bastava un
Plasil” – “il giovane protagonista ha allucinazioni e mal di stomaco, allora
cerca i sintomi su google e si autodiagnostica il male di vivere”. O Stendhal, “Il
rosso e il nero”: “Narra le vicende di Julien Sorel, arrampicatore sociale: la
prima cosa che guarda in una donna è il culo - ma in senso figurato: gli piacciono
le donne che hanno la fortuna di essere ricche e con una posizione sociale. Ci prova
con una ma è sposata; con la seconda va meglio, ma arriva una lettera della
prima a rovinare tutto. Alla fine Sorel finisce ghigliottinato e senza neanche
aver detto “«che mangino brioche».
Pensare che era andato a scuola dai preti”.
La “scrittura” prescinde dal plot – è la scrittura che anima la
letteratura.
Per quanto, i pastiches così riusciti di Proust – a sua volta facilissimo
da “pasticciare” – un po’ ridimensionano anche la “scrittura”.
Pasolini - Mai
un'istantanea, sempre in posa – non c’è album che lo riprenda “al naturale”, anche
in un solo scatto: Sempre atteggiato, anche nelle foto di scena, in teoria “rubate”.
Il
giornalista Massimo Fini, intervistato da Cazzullo sul “Corriere della sera” oggi,
ha questo ricordo della visita che gli fece per intervistarlo a sua volta: “C’erano
tanti Pasolini. Mi ricevette nella sua casa moto borghese, all’Eur. Non aveva
affatto un tratto da checca, anzi. Ma poi entrò la madre, e si infantilizzò.
Tutto un puci-puci: imbarazzante”. Ma c’era, continua, un terzo Pasolini: “La sera
mi portò al Pigneto, all’epoca un quartiere di ragazzi di vita e di malavita,
dove vidi un altro Pasolini ancora”. Dragueur?
Quattrocento – “Un secolo senza poesia”, constata Stefano
Lanuzza, “Storia della lingua italiana”. E la lingua, dopo due secoli, apparentemente,
di toscano? “Sannazzaro, napoletano, il massimo scrittore in volgare del
Quattrocento”.
Riletture - Avviene di leggere per la prima volta un
libro che si è già letto, e anche con attenzione, avendolo annotato e perfino
commentato, senza sapere di averlo letto. Per un difetto di memoria? La memoria
difetta solo in questo caso. Per l’inappetenza del libro? Ma avviene anche con i
romanzi, che pure si segnalano (dovrebbero) per la loro singolarità. È avvenuto
con Banville due volte, letto in inglese e poi in italiano, o viceversa – uno scrittore
di personaggi singolari, ma non memorabili.
Romanzo-saggio – “C’è poi la
domanda, tediosa fra tutte, su saggio e romanzo”, lamenta Calasso nel postumo “Opera
senza nome”: “Nelle classifiche «Le nozze di Cadmo e Armonia» appariva
equamente diviso tra narrativa e saggistica”. Ma poi continua: “Che il libro contenesse,
dalle prime righe alle ultime, un intreccio di narrazioni così fitto che l’autore
stesso stentava a ritrovarvisi (per questo, a partire da un certo anno,
aggiunsi l’indice dei nomi) non bastava a rassicurare”.
Scrivere – Antonio
Franchini, “Il fuoco che ti porti dentro”, 156, quando scopre al Pocol che,
dietro la casa “nel mezzo del bosco”, tra i caprioli, dell’amato zio Francesco c’è
un cimitero militare, il Sacrario del Pocol, riflette: “Scrivere di solito o è
aspirazione o è dilazione, più raramente è atto; come l’amore e molte altre
cose importanti della vita”.
Spagna – Fu molto presente nella letteratura italiana
tra il Cinque e il Settecento, mentre non ci fu l’inverso, la Spagna seppe poco
dell’Italia: “Si calcola che dal 1551 al 1700 ci siano state circa 1200 traduzioni
dallo spagnolo all’italiano e più di 120 edizioni in lingua spagnola” – Stefano
Lanuzza, “Storia del lingua italiana”, 47. In Sardegna nel Settecento, sotto i
Savoia, la lingua scritta è lo spagnolo (id., 55).
Slavi - "Gli slavi si lamentano sempre di tutto", Marina Abramovic
nel lungo ritratto che ne fa Francesca Pini su “7”, il settimanale del “Corriere
della sera”: “Non sei mai felice da nessuna parte, fa parte dell’anima slava,
come quella di Dostoevskij o Kafka. Non sappiamo come affrontare la felicità.
Questo non è lo stato naturale degli slavi, devono essere sofferenti e infelici”.
L’Europa non sa quasi nulla del mondo slavo, storia e psicologia, un mondo che
pure è la sua metà, quasi, e dalla fine della seconda guerra mondiale si è
fatta sempre guerra. È il problema dell’Unione Europea, che si era costituita
inizialmente in Centro Europa, da Rügen a Pozzallo.
letterautore@antiit.eu
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