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Avanguardie - Si parla del
secondo Novecento dando grande spazio e credito alle avanguardie. Che non ci
sono state. Non in Italia. Giusto in Germania, ma poi il Gruppo 47 non era di
avanguardia, benché si riunisse attorno a Uwe Jonhson, forte della poesia di
Paul Celan – i suoi aderenti poi famoso sono mainstream: Grass, Bachmann,
Enzensberger, H. Böll. O in Francia, dove però il nouveau roman non è
celebrato e nemmeno anzi ricordato. In Italia invece si parla molto del Gruppo
63, che non è mai esistito – cos’ha fatto? Un gruppo di intellettuali, prima
che poeti o scrittori, che si sono aiutati a prendere posto alla Rai, nei giornali,
nelle case editrici. Senza alcuna novità letteraria, teorica o pratica, tanto
meno cambiamento – eccetto Antonio Porta, che nessuno legge, e Sanguineti.
Cosmicomiche – Calvino ne annuncia
la nascita in una lettera all’allora fidanzata “Chichita”, Esther Judith Singer,
l’11 novembre 1963: “Quel racconto che mi porto in testa da moltissimi anni” è
stato abbozzato “il giorno del mio 40° compleanno a casa tua”, quindi un mese
prima, il 15 ottobre. Per farsi venire la “dimensione cosmica” ha poi sfogliato
“un libretto di divulgazione astronomica” e letto “le voci Cosmogony e Cosmology dell’Enciclopedia
Britannica”. E poco ala volta, “mesa da parte l’idea di quel racconto”,
l’impianto originario, ha elaborato “un altro progetto: una serie di storie cosmicosmiche,
un nuovo genere letterario”. In realtà vecchio: “«cosmicosmic» in inglese,
«série cosmicosmique» in francese, che sta tra le comics di Popeye,
Beckett, la science-fiction, Landolfi, Jules Verne, Borges e Lewis
Carroll”.
Donna russa - “La dona russa
è moderna”, quindi pregiata. Nina Berberova se lo fa dire, nel racconto “La
sovrana”, 1932, da un suo personaggio incidentale, Harry Thorn, un americano
che conquista a Parigi e si porta in America la madre di due ragazzi russi:
“Aveva una faccia di gomma con due labbra di gomma, stava sempre zitto, capiva
tutto, era generoso e voleva sposare una russa perché amava le cose moderne, e
la donna russa è moderna”.
Einaudi - La casa editrice Calvino
così sintetizza, nel periodo aureo 1945-1950, in un lettera a “Chichita”, la futura
moglie: divisa “tra il mitico Pavese e il vitalistico Vittorini”.
Fellini – Era un opportunista
(prevaricatore, manipolator e, imbroglione)? Tullio Pinelli, il suo
sceneggiatore “storico”, a partire da “Lo sceicco bianco”, a un certo punto,
malgrado i tanti successi in comune, interruppe i rapporti. “Ci fu la vendita
dei diritti di ‘La dolce vita’ agli americani, che volevano farne un musical.
Purtroppo Felini si dimenticò di dirlo ai due coautori: mio padre e Flaiano”,
spiega i1 figlio Carlo Alberto Pinelli a Gnoli che gli chiede il perché:
“Flaiano s’incazzò terribilmente e fece causa a Fellini…. Mio padre tutto
sommato si mostrò più tollerante”. Ma interruppe la collaborazione. E non finì
lì: “Restò veramente male quando Fellini gli fregò l’idea di un film su
Casanova”.
“Per anni si sono ignorati”, continua Pinelli jr. Finché un giorno
Fellini “suonò alla porta di casa. Tullino caro, gli piaceva usare i
vezzeggiativi, solo tu mi puoi aiutare. Aveva un piccolo copione di ‘Ginger e
Fred’ e lo implorò di rimetterci le mani”.
Lanthimos – “Eccessivamente
prolisso” Roberto Escobar dice il regista greco, autore ora di “Kinds of
Kindness”: tre ore senza costrutto, dopo l’applaudito e premiato “Povere
creature!”, di amori meccanici a libido libera, confluiti poi nella
prostituzione - la via che induce all’umanità e al socialismo, tra persone meccaniche,
trapiantate, transgender. Prolisso è già eccessivo: quindi doppiamente
eccessivo? Ma è la cifra che il regista greco vuole per sé, stupire. Anche col vomito
- il vomito opera d’arte, non è male.
Letteratura – “In tanti casi
si ritiene più interessante il racconto di quello che uno ha scritto, rispetto
al libro stesso”, al modo come è scritto, spiega Antonio Franchini a Cazzullo e
Scorranese sul “Corriere della sera”. Chiedendo retoricamente: “Se dovessimo nominare
uno o due libri che hanno resistito agli ultimi dieci anni trascorsi, sarebbe
facile per voi?”. Ma poi porta, come titolo durevole, “Canale Mussolini”, di
Andrea Pennacchi. Perché c’è implicato, sia pure per il solo nome, Mussolini?
Primo Levi - Ancora nel 1963 era per
Calvino “un outsider – fa il chimico in un’industria di Torino”, e “ha scritto un
bel libro sul suo ritorno da Auschwitz”. Niente di più- “Lettere a Chichita”, 2
luglio 1963.
Libia – “Cara
Chichita, un paese in cui non si vedono donne prende subito un’aria sinistra”,
sbotta Calvino subito dopo essere sbarcato a Tripoli, invitato per alcune
conferenze, il suo primo incontro col mondo arabo, scrivendo alla fidanzata il 14
marzo 1963. Dopo qualche giorno, girando per il suk, un po’ si è assuefatto, e
trova e che “molta gente ha la stessa faccia, non dico degli italiani meridionali, ma dei liguri: la koiné mediterranea è un po’ tutta lo stesso
minestrone”.
Nouvelle vague - Dopo aver
visto “Jules e Kim” Calvino scrive alla fidanzata “Chichita” il 6 ottobre 1962:
“Ero piuttosto prevenuto, invece il film mi è piaciuto. C’è dentro una pulizia
morale, una chiarezza, una serietà (Truffaut non è Godard, insomma io odio
Godard), oltre alla grande vitalità e piacere di vita”.
Calvino non amava la nouvelle vague, e per questo sospettava di
Truffaut. Pur amando Queneau, e altri “esercizi di stile” – più tardi pure
l’Oulipo, la letteratura “potenziale”.
Novecento – “La mia
generazione”, Antonio Franchini, classe 1958, “ha capito tardi che autori come
Rea, Cassola, Bassani, Soldati eran grandi scrittori, perché fino agli anni
Ottanta su di loro era caduta la scure dell’avanguardia”. Non del Pci,
dell’“egemonia”, si dimentica così presto?
Philip Roth – Ispirato da Woody
Allen? È possibile, il Philip Roth del “Lamento di Portnoy”, della filosofia o miseria
dell’onanismo. Mario Andreose lo spiega ripercorrendo la vicenda editoriale di P.
Roth in Italia, sul “Sole 24 Ore Domenica”: “Sia Allen che (Lenny) Bruce sono
stati ritenuti da alcuni critici, e da una sua (di Roth, n.d.r.) attenta
lettrice, come J. C. Oates, fonte di ispirazione dell’opera di Roth, caro ai padri
nobili, più accreditati”. Woody Allen e Lenny Bruce, aggiunge Andreose, “artefici
della stand-up comedy”, erano pubblicati da Umberto Eco, “tra gli estimatori di Philip
Roth, nella collana Bompiani “Amletica leggera”, che lui aveva voluto e
dirigeva. Ma più quel Philip Roth non è frutto dell’epoca, che era l’anno messianico
1969 – solo qualche anno dopo Erica Jong conierà lo zipless fuck, la
scopata per il piacere della scopata, occasionale, senza impegno?
Strega – Il premio ha
stregato due piemontesi doc, cioè riservati, si meraviglia Calvino scrivendo alla
fidanzata il 2 luglio 1963: Pavese nel 1950, “che rifiutava tutti i premi e non
s’era mai lasciato fotografare”, e Natalia Ginzburg, “la più torinese, la più
coerente nella sicurezza di essere diversa dal mondo mondan letterario-
ufficiale di Roma”.
letterautore@antiit.eu
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