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venerdì 14 giugno 2024

Letture - 552

letterautore


Avanguardie
- Si parla del secondo Novecento dando grande spazio e credito alle avanguardie. Che non ci sono state. Non in Italia. Giusto in Germania, ma poi il Gruppo 47 non era di avanguardia, benché si riunisse attorno a Uwe Jonhson, forte della poesia di Paul Celan – i suoi aderenti poi famoso sono mainstream: Grass, Bachmann, Enzensberger, H. Böll. O in Francia, dove però il nouveau roman non è celebrato e nemmeno anzi ricordato. In Italia invece si parla molto del Gruppo 63, che non è mai esistito – cos’ha fatto? Un gruppo di intellettuali, prima che poeti o scrittori, che si sono aiutati a prendere posto alla Rai, nei giornali, nelle case editrici. Senza alcuna novità letteraria, teorica o pratica, tanto meno cambiamento – eccetto Antonio Porta, che nessuno legge, e Sanguineti.
 
Cosmicomiche
– Calvino ne annuncia la nascita in una lettera all’allora fidanzata “Chichita”, Esther Judith Singer, l’11 novembre 1963: “Quel racconto che mi porto in testa da moltissimi anni” è stato abbozzato “il giorno del mio 40° compleanno a casa tua”, quindi un mese prima, il 15 ottobre. Per farsi venire la “dimensione cosmica” ha poi sfogliato “un libretto di divulgazione astronomica” e letto “le voci Cosmogony e Cosmology dell’Enciclopedia Britannica”. E poco ala volta, “mesa da parte l’idea di quel racconto”, l’impianto originario, ha elaborato “un altro progetto: una serie di storie cosmicosmiche, un nuovo genere letterario”. In realtà vecchio: “«cosmicosmic» in inglese, «série cosmicosmique» in francese, che sta tra le comics di Popeye, Beckett, la science-fiction, Landolfi, Jules Verne, Borges e Lewis Carroll”.
 
Donna russa
- “La dona russa è moderna”, quindi pregiata. Nina Berberova se lo fa dire, nel racconto “La sovrana”, 1932, da un suo personaggio incidentale, Harry Thorn, un americano che conquista a Parigi e si porta in America la madre di due ragazzi russi: “Aveva una faccia di gomma con due labbra di gomma, stava sempre zitto, capiva tutto, era generoso e voleva sposare una russa perché amava le cose moderne, e la donna russa è moderna”.
 
Einaudi - La casa editrice Calvino così sintetizza, nel periodo aureo 1945-1950, in un lettera a “Chichita”, la futura moglie: divisa “tra il mitico Pavese e il vitalistico Vittorini”.
 
Fellini – Era un opportunista (prevaricatore, manipolator e, imbroglione)? Tullio Pinelli, il suo sceneggiatore “storico”, a partire da “Lo sceicco bianco”, a un certo punto, malgrado i tanti successi in comune, interruppe i rapporti. “Ci fu la vendita dei diritti di ‘La dolce vita’ agli americani, che volevano farne un musical. Purtroppo Felini si dimenticò di dirlo ai due coautori: mio padre e Flaiano”, spiega i1 figlio Carlo Alberto Pinelli a Gnoli che gli chiede il perché: “Flaiano s’incazzò terribilmente e fece causa a Fellini…. Mio padre tutto sommato si mostrò più tollerante”. Ma interruppe la collaborazione. E non finì lì: “Restò veramente male quando Fellini gli fregò l’idea di un film su Casanova”.
“Per anni si sono ignorati”, continua Pinelli jr. Finché un giorno Fellini “suonò alla porta di casa. Tullino caro, gli piaceva usare i vezzeggiativi, solo tu mi puoi aiutare. Aveva un piccolo copione di ‘Ginger e Fred’ e lo implorò di rimetterci le mani”. 
 
Lanthimos – “Eccessivamente prolisso” Roberto Escobar dice il regista greco, autore ora di “Kinds of Kindness”: tre ore senza costrutto, dopo l’applaudito e premiato “Povere creature!”, di amori meccanici a libido libera, confluiti poi nella prostituzione - la via che induce all’umanità e al socialismo, tra persone meccaniche, trapiantate, transgender. Prolisso è già eccessivo: quindi doppiamente eccessivo? Ma è la cifra che il regista greco vuole per sé, stupire. Anche col vomito - il vomito opera d’arte, non è male.
 
Letteratura – “In tanti casi si ritiene più interessante il racconto di quello che uno ha scritto, rispetto al libro stesso”, al modo come è scritto, spiega Antonio Franchini a Cazzullo e Scorranese sul “Corriere della sera”. Chiedendo retoricamente: “Se dovessimo nominare uno o due libri che hanno resistito agli ultimi dieci anni trascorsi, sarebbe facile per voi?”. Ma poi porta, come titolo durevole, “Canale Mussolini”, di Andrea Pennacchi. Perché c’è implicato, sia pure per il solo nome, Mussolini?
 
Primo Levi - Ancora nel 1963 era per Calvino “un outsider – fa il chimico in un’industria di Torino”, e “ha scritto un bel libro sul suo ritorno da Auschwitz”. Niente di più- “Lettere a Chichita”, 2 luglio 1963.
 
Libia – “Cara Chichita, un paese in cui non si vedono donne prende subito un’aria sinistra”, sbotta Calvino subito dopo essere sbarcato a Tripoli, invitato per alcune conferenze, il suo primo incontro col mondo arabo, scrivendo alla fidanzata il 14 marzo 1963. Dopo qualche giorno, girando per il suk, un po’ si è assuefatto, e trova e che “molta gente ha la stessa faccia, non dico degli italiani meridionali, ma dei liguri: la koiné mediterranea è un po’ tutta lo stesso minestrone”.
 
Nouvelle vague - Dopo aver visto “Jules e Kim” Calvino scrive alla fidanzata “Chichita” il 6 ottobre 1962: “Ero piuttosto prevenuto, invece il film mi è piaciuto. C’è dentro una pulizia morale, una chiarezza, una serietà (Truffaut non è Godard, insomma io odio Godard), oltre alla grande vitalità e piacere di vita”.
Calvino non amava la nouvelle vague, e per questo sospettava di Truffaut. Pur amando Queneau, e altri “esercizi di stile” – più tardi pure l’Oulipo, la letteratura “potenziale”.
 
Novecento – “La mia generazione”, Antonio Franchini, classe 1958, “ha capito tardi che autori come Rea, Cassola, Bassani, Soldati eran grandi scrittori, perché fino agli anni Ottanta su di loro era caduta la scure dell’avanguardia”. Non del Pci, dell’“egemonia”, si dimentica così presto?
 
Philip Roth – Ispirato da Woody Allen? È possibile, il Philip Roth del “Lamento di Portnoy”, della filosofia o miseria dell’onanismo. Mario Andreose lo spiega ripercorrendo la vicenda editoriale di P. Roth in Italia, sul “Sole 24 Ore Domenica”: “Sia Allen che (Lenny) Bruce sono stati ritenuti da alcuni critici, e da una sua (di Roth, n.d.r.) attenta lettrice, come J. C. Oates, fonte di ispirazione dell’opera di Roth, caro ai padri nobili, più accreditati”. Woody Allen e Lenny Bruce, aggiunge Andreose, “artefici della stand-up comedy”, erano pubblicati da Umberto Eco, “tra gli estimatori di Philip Roth, nella collana Bompiani “Amletica leggera”, che lui aveva voluto e dirigeva. Ma più quel Philip Roth non è frutto dell’epoca, che era l’anno messianico 1969 – solo qualche anno dopo Erica Jong conierà lo zipless fuck, la scopata per il piacere della scopata, occasionale, senza impegno?
 
Strega – Il premio ha stregato due piemontesi doc, cioè riservati, si meraviglia Calvino scrivendo alla fidanzata il 2 luglio 1963: Pavese nel 1950, “che rifiutava tutti i premi e non s’era mai lasciato fotografare”, e Natalia Ginzburg, “la più torinese, la più coerente nella sicurezza di essere diversa dal mondo mondan letterario- ufficiale di Roma”.

letterautore@antiit.eu

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