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Repressione e liberazione, un’altra storia
La ricostruzione a ottant’anni della liberazione di
Firenze, con una dura guerriglia urbana contro camicie nere e truppe tedesche
nella parte Nord della città, mentre gli Alleati erano attardati a Sud dell’Arno,
i tedeschi avendo minato i ponti. Una battaglia che durò tutto un mese a
partire dall’11 agosto 1944. I gerarchi
fascisti e i tedeschi sono in ritirata, ma presidiano ancora la città, per
garantirsi le spalle, e ancora per quasi un mese saranno attivi e cattivi
contro ogni forma di Resistenza.
Dopo Napoli, Firenze fu la prima città che insorgeva
contro la Repubblica di Salò e l’occupante tedesco, anticipando le vicende
politiche e militari al Nord nei mesi successivi. Avvenne dopo una serie di
scioperi, a partire da febbrario, a Firenze alla Nuovo Pignone, e alla Manifattura Tabacchi, qui a opera
delle sigaraie, a Vicchio, a Empoli nle vetrerie, a Prato nel tessile. La
repressione è a opera dei fascisti di Salò. A Prato in concomitanza con un
disastroso bombardamento Alleato, che distrusse abitazioni e monumenti. I
partecipanti allo a Prato, o presunti tali, tutti uomini, 338, vengono avviati a Mauthausen -
ne ritorneranno 64.
L’occupazione era stata specialmente cattiva. Arresti
arbitrari e torture si operavano a Firenze a Villa Triste, a opera della banda
mussoliniana Carità. La deportazione degli ebrei fu particolarmente curata.
Dopo l’insurrezione i cecchini fascisti, sotto il manifesto “Ritorneremo”, continuarono
a lungo la folle corsa all’assassinio mirato di innocenti. Firenze aveva un
ruolo centrale per il fascismo repubblichino, con molte presenze di grandi
federali, e molta determinazione, fino alla ferocia.
Le ricostruzioni sono dello storico Matteo Mazzoni,
e di Valdo Spini - figlio dello storico Giorgio Spini, un esponente della sinistra
del partito Socialista, di cui fu il coordinatore (segretario) nell’estate del
1994, dopo essere stato ministro dell’Ambiente nei governi Amato e Ciampi.
Una celebrazione pregevolissima. Con notevoli
medaglioni di personaggi di primo piano nella Resistenza, che non figurano
negli albi di storia. Molte donne: Anna
Maria Enriques, Tina Lorenzoni, Mary Cox, Maria Penna Cannaviello. L’eccidio della
famiglia Robert Einstein, il cugino di Albert Einstein che a Firenze era ingegnere
al Nuovo Pignone. Gli intrighi e intrallazzi attorno ai beni artistici. Un
ricordo di “Potente”, Aligi Barducci, comandante della divisione partigiana
Arno. I Carabinieri di Fiesole, trucidati dai tedeschi perché sospetti di optare
per la Resistenza.
Con molte fotografie, anche di manifesti d’epoca, e
materiale documentario in facsimile
Con molte fotografie, anche di manifesti d’epoca, e
materiale documentario in facsimile
Valdo Spini-MatteoMazzoni, 1944 Firenze insorge,
“la Repubblica”, pp.139, ill., gratuito in edicola
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