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Se mercato vuole dire Stato, gratis
Il costo del
Superbonus, il piano per i ricchi, è una parte. Enorme, 220 miliardi, ma non è
tutto. È cresciuto a 160,5 miliardi il conto dei Superbonus, Ecobonus e
Sismabonus, e a 59 miliardi quello degli altri bonus (ristrutturazione,
facciate, ecobonus, sismabonus). Totale, poco meno di 220 miliardi. Un regalo
per i poveri? No, per i ricchi. Sembra inverosimile e invece è avvenuto – è
anche difeso.
Il reddito di cittadinanza ha comportato
l’esborso in quattro anni e mezzo di 37 miliardi. Senza alcun avviamento, in pratica,
al mercato del lavoro, se non per numeri trascurabili, decine o centinaia.
L’età del mercato
è quello dello Stato pagatore, da defraudare?
In Italia lo è. Non da ora. Lo è stato con i governi di sinistra-destra,
lo è con questo di destra.
La spesa
assistenziale a carico della fiscalità generale (pensioni sociali, etc.), che
era di 73 miliardi quindici anni prima, nel 2023 è stata di 160 miliardi. Più
che raddoppiata. Per stroncare o ridurre la povertà? No: l’Istat, che nel 2008 contava
2,1 milioni di poveri assoluti e 6,5 di poveri relativi, nel 2022 ne ha contati
molti di più, più del doppio di poveri assoluti, 5,6 milioni, e 8,7 milioni di
poveri relativi.
Il “sistema”
è sicuramente infetto – il dato Istat non è contestabile, non ci sono strumenti,
ma implausibile. L’Italia ha in Europa il tasso più alto di evasione e elusione
fiscale e contributiva. E ha i tassi di occupazione più bassi – di chi, cioè,
vuole lavorare. Con una domanda che ogni anno o due si raddoppia di lavoro immigrato.
Per attività non redditizie? Soprattutto a confronto con i benefici ottenuti dallo
Stato. Molte pensioni contributive sono già inferiori ai benefici sociali,
vitalizi, no tax, integrazioni, una tantum, etc., di chi non ha mai lavorato –
cioè non ha mai pagato contributi.
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