Spettacolare belcanto a Verona
Un po’pacchiana
nell’intitolazione (l’opera viene prima e sta un po’ sopra l’Unesco) e un po’
falsata (il grand opéra è francese, nel tentativo arcigno, francese e tedesco,
durante l’Ottocento, di strappare all’Italia questo “primato” - un po’ come avviene
ancora periodicamente per la pizza, per stare al gioco dei primati), una manifestazione
Rai insolitamente scorrevole, oltre che piacevole benché duri tre ore o quattro.
La prima parte, sinfonica e corale, orchestrata da Muti, parla da sé - anche se
il “Vai pensiero” proposto da lui col coro dell’Opera di Roma per il 150mo
dell’unità, durante l’esilio scaligero, resta infinitamente più emozionane. La
seconda, di arie, che correva il rischi dei festival di canzonette, è invece
stata scena di belle esibizioni, contenute, svelte, e di voci tutte per qualche verso
straordinarie. Una vera serata di belcanto. Con Kaufman, Flórez e Caterina
Buratto, le stelle”. Juliana Grygorian, già pucciniana ispirata. E soprattutto Mariangela
Sicilia, una giovane di formazione francese, quindi dall’intonazione sonora,
che è un fenomeno in Francia e nei migliori palcoscenici del mondo, scoperta da
Bologna solo l’anno scorso, che ha animato la manifestazione – supplendo anche
al forfait di Anna Netrebko, indisposta.
Intonata perfino
la conduzione, dei grandi nomi dello spettacolo, insolitamente misurata. Un
po’ legnosa quella maschile, di Angela e Zingaretti, impostata, disinvolta
invece, svelta, precisa Cristiana Capotondi, come è l’opera, come è il belcanto,
una sorpresa colossale che tiene assieme da sola la seconda parte, da grande
maestro benché senza podio e senza bacchetta, la lunga sequenza di esibizioni
di tenori, primedonne e Roberto Bolle. In tono, struggente ma equilibrato, il messaggio di Muti ai politici a conclusione della parte sinfonica della serata, della orchestra come modello di armonia tra i diversi.
La grande opera italiana patrimonio dell’umanità, Rai 1, Raiplay
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