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lunedì 24 giugno 2024

Stendhal inventore

“Ovvero il viaggio inventato di Stendhal in Calabria”. Stendhal amava viaggiare, in Italia, ma non fu mai in Calabria, anche se ne scrisse. Di se stesso dicendo, ricorda il compianto memorialista napoletano, che era “très, très menteur”. Fu in Sicilia - che molto gli “disse”, benché la trovasse “un pezzo d’Africa” (che non conosceva) - ma saltando la Calabria. Alla maniera di Ferdinando IV, che lui stesso ricorda, che fu in Sicilia, portato dagli inglesi, ma di suo non aveva mai varcato l’Appennino o traversato il Sele per conoscere le terre di cui era re.
Della Calabria dice quello che si diceva a Parigi, dopo l’avventura napoleonica: che era terra di briganti, che si erano opposti alla civiltà. Una fonte potrebbe essere stato l’abate Bartolomeo Nardini, che nei “Pensieri e ricordi” di Palmieri di Micciché, 1823, fonte  sua volta molto apprezzata da Stendhal, a Parigi ne parla molto male (ignorato dalla Treccani, l’abate fu autore di un lamento su “La rivoluzione napoletana del 1799” - la Calabria deve molto della sua fama a Napoli).
Un minuscolo tassello della inesauribile stendhaliana, la Calabria non c’entra. Unica curiosità è che secondo Léon Lambert, un amico di Stendhal che molto viaggiava per l’Italia, a lui sempre caro (lo aveva conosciuto a Marsiglia, dove risiedette tra il 1805 e il 1806 alle gonne dell’attrice Mélanie Guilbert), Puglia e Calabria erano fra le terre più ricche del regno di Napoli. Ma gli uomini erano come morti. Soprattutto le donne.   
Atanasio Mozzillo,
Stendhal au bout d’Italie, Rubbettino, p. 96 € 5,15

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