Un cigno russo a Roma
Niente di più scontato, l’amore trionfa sula morte, il cigno è bianco, il
cigno è nero, i cattivi tramano, i buoni sono ingenui, ma poi… La musica naturalmente
- Čaikosvskij lamentava il libretto, pessimo (“ho dovuto rifarlo da cima a fondo”):
aveva già in mente, con la storia, la musica, compresi i balletti etnici che la
farciscono. Niente di più visto e rivisto - è pure il balletto più rappresentato
al mondo. Anche in qesta edizione, che è in realtà una riedizione: Benjamin
Pech, il coreografo francese, già primo ballerino dell’Opéra di Parigi, l’ha realizzata
sempre per l’Opera di Roma nel 2018, e replicata due anni per le folle al Circo
Massimo (dopo Roma sarà ripresa a Barcellona, al Liceu, il più grande teatro d’opera
europeo, benché costruito all’italiana, 3 mila posti, e il più antico di Barcellona).
Da che il fascino particolare di questa riedizione? Lo stile Bolshoi “sovietico”,
imponente. Anche nelle scene e i costumi, di Aldo Buti. Col contributo robusto
in questa riedizione del Royal Ballet londinese, nella veste del maestro Ken
Kessels, direttore musicale dell’istituzione londinese - tre primi ballerini
del Royal Ballet si alterneranno nelle repliche.
Un trionfo del bianco, dell'innocenza. Con settanta-ottanta danzatori, il
corpo di ballo dell’Opera messo a punto da Eleonora Abbagnato. Con Rebecca
Bianchi, Alessio Rezza e Mattia Tortora nei ruoli, capaci di animare l’imponente
messinscena.
P.I Čajkosvskij, Il lago dei cigni, Teatro dell’Opera, Roma
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