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giovedì 27 giugno 2024

Un novellino di bontà

Sei eacconti, scritti durante molti anni, dal 1904 al 1918, quindi con la guerra in mezzo. Esili, ma a cui Hesse teneva, chiamandoli fabulieren, favoleggiare. Il più ambizioso è il primo, 1904, “Il narratore”: mette in scema “un religioso dai capelli bianchi”, in “un convento situato nell’alto Appennino toscano”, con in mano “né preghiere né meditazioni, e nememno le Vitae Patrum, bensì una raccolta di novelle”. È “un Novellino in lingua italiana”, le cui “pagine ben stampate celavano ogni sorta di raffinatezze e di grossolanità”. Entriamo in clima boccaccesco? No, il santo religioso, stimolato da giovani visitatori ammirati, racconta come da ragazzo lui e suo cugino si erano invaghiti di una bella donna, sposata, a un ricco bolognese.
Nel racconto del titolo un vecchio conoscitore di sapienza antica, greca, scopre Shakespeare. Poi Hamsun. Poi Tolstoj, con le poesie di Richard Dehmel. Poi, con sant’Agostino, Dostoevskji. Ma non succede nulla – qui come altrove.  
Racconti di non racconti - momenti di felicità, lieve. P
er amatori. Con la presentazione di Cusatelli, il germanista insigne che fu specialista dei rapporti culturali tra Italia e Germania, una cronologia di Hesse, e una lunga nota bibliografica, specialmente curata per le edizioni in italiano. 

Hermann Hesse, L’uomo con molti libri, Studio Tesi, pp. 123 € 12,50

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