giovedì 27 giugno 2024

Un novellino di bontà

Racconti del “Fabulierenbuch” del 1935, quando la vena di di Hesse è già saldamente ancorata al “modello religioso, e persino paraliturgico, del «leggendario»” (Cusatelli). Una pubblicazione come un addio? Non del tutto. Sono racconti scritti molti anni prima, e con la guerra in mezzo, tra il 1905 e il  1918. Esili, ma a cui Hesse teneva, chiamandoli fabulieren, favoleggiare.
Il più ambizioso è il primo, 1904, “Il narratore”: mette in scema “un religioso dai capelli bianchi”, in “un convento situato nell’alto Appennino toscano”, con in mano “né preghiere né meditazioni, e nememno le Vitae Patrum, bensì una raccolta di novelle”. È “un Novellino in lingua italiana”, le cui “pagine ben stampate celavano ogni sorta di raffinatezze e di grossolanità”. Entriamo in clima boccaccesco? No, il santo religioso, stimolato da giovani visitatori ammirati, racconta come da ragazzo lui e suo cugino si erano invaghiti di una bella donna, sposata, a un ricco bolognese.
Nel racconto del titolo un vecchio conoscitore di sapienza antica, greca, scopre Shakespeare. Poi Hamusn. Poi Tolstoj, con le poesie di Richard Dehmel. Poi, con sant’Agostino, Dostoevski. Ma non succede nulla – qui come altrove. L’ultimo racconto, “Nel padiglione del giardino”, è quello famoso di Waiblinger e Mörike che portano Hölderlin a passeggio, sulle rive del Neckar e su in alto, al “padiglione” dell’aiutante maggiore Presse “che in estate veniva sempre ceduto agli studenti e che già da qualche tempo, se il tempo era buono, ospitava Waiblinger anche di giorno”.,
Con la presentazione di Cusatelli, il germanista insigne che fu specialista dei rapporti culturali tra Italia e Germania, una cronologia di Hesse, e una lunga nota bibliografica, specialmente curata per le edizioni in italiano. 
Hermann Hesse, L’uomo con molti libri, Studio Tesi, pp. 123 € 12,50

 

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