martedì 25 giugno 2024
Una controttava assassina – Pasternak giallo
Curioso il racconto lungo del titolo, che fa specifica questa raccolta – insieme con l'ultimo, "Lettere da Tula". Gli altri racconti, “Ženja Ljuvers” e “Il tratto di Apelle” erano parte della primissima traduzione dei racconti di Pasternak, Einaudi, 1960, e della riedizione Mondadori vent’anni dopo, con la traduzione di Clara Coisson, la prima prefata da Ripellino, la seconda postfata da Strada (questa è a cura e, si presume, con un nuova traduzione, di Ljiljana Aviroviċ Rupeni). In chiave E.T.A. Hoffmann, tra il fiabesco e il moderno giallo, sulle trasmigrazioni di un maestro d’organo, che nello strumento, alla ricerca della controttava, ha perduto il figlioletto. In una lingua che si direbbe poetica, o simbolista, alla Mallarmé, alla Rimbaud, che crea la suspense con le fioriture. Fantasiose, allegre, ma ripetitive. Facendo tesoro delle conoscenze musicali di Pasternak, a partire dal primo viaggio in Germania con la famiglia nel 1906, quando aveva sedici anni – i Pasternak erano ebrei colti e musicali – e la Gedächtniskirche, la cattedrale cattolica di Berlino, lo calamitava con l’organo. Un’esperienza di cui parlano entusiasti ancora nei ricordi sia il fratello di Boris, Aleksandr Leonidovič, sia lo stesso scrittore, “Autobiografia”, in passi che la curatrice riporta.
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