Una controttava assassina – Pasternak giallo
Curioso il racconto lungo del titolo, che fa
specifica questa raccolta – insieme con l'ultimo, "Lettere da Tula". Gli altri racconti, “Ženja Ljuvers” e “Il tratto di Apelle” erano parte della primissima traduzione dei racconti di Pasternak, Einaudi, 1960,
e della riedizione Mondadori vent’anni dopo, con la traduzione di Clara Coisson,
la prima prefata da Ripellino, la seconda postfata da Strada (questa è a cura
e, si presume, con un nuova traduzione, di Ljiljana Aviroviċ Rupeni). In chiave
E.T.A. Hoffmann, tra il fiabesco e il moderno giallo, sulle trasmigrazioni di
un maestro d’organo, che nello strumento, alla ricerca della controttava, ha perduto
il figlioletto. In una lingua che si direbbe poetica, o simbolista, alla
Mallarmé, alla Rimbaud, che crea la suspense
con le fioriture. Fantasiose, allegre, ma ripetitive. Facendo tesoro delle
conoscenze musicali di Pasternak, a partire dal primo viaggio in Germania con
la famiglia nel 1906, quando aveva sedici anni – i Pasternak erano ebrei colti
e musicali – e la Gedächtniskirche, la cattedrale cattolica di Berlino, lo
calamitava con l’organo. Un’esperienza di cui parlano entusiasti ancora nei
ricordi sia il fratello di Boris, Aleksandr Leonidovič, sia lo stesso
scrittore, “Autobiografia”, in passi che la curatrice riporta.
“La fanciullezza di Ženja Ljuvers”, già tradotto
come “L’infanzia di…..” – è speciale per
altro verso: è il “racconto” della psicologia di un’adolescente, di paure
cioè, ansie, sensi di colpa, infatuazioni, abbandoni. In un certa epoca, dice lo
stesso Pasternak sempre nell’“Autobiografia”: “Tutto ciò che i figli ricevevano
dai genitori arrivava nel momento sbagliato, dal di fuori, ed essi sentivano
che non era voluto da loro ma dovuto a cause estranee…”. Ma non si direbbe, il
racconto non è “morto” – datato, russo primo Novecento.
“Il tratto di Apelle” è l’Italia come si figurava,
vista da Heine, del classicismo – un’Italia che Pasternak conosceva poco, gli
serviva per uscire dal romanticismo di gioventù.
“Lettere da Tula”, il quarto racconto, spiega questo
distacco. Da tutto ciò che è o si vuole “artistico”, cioè autoreferente, snob,
“decadente”. Un racconto del 1918, che forse risente della nuova temperie
politica in Russia.
L’edizione 1987 di Studio Tesi è ripubblicata da
Edizioni Mediterranee con qualche svagatezza nei riferimenti bibliografici
delle tante citazioni (assenti), e nella composizione tipografica – Pasternak
nasce in copertina nel 1980 invece che nel 1890…
Boris. L. Pasternak, Storia di una controttava e
altri racconti, Studio Tesi, pp. 183 € 14,50
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