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Caro Sciascia, caro Calvino, ma con Einaudi è dura
La corrispondenza fra i
due scrittori, dal 1953 al 1985, intensa fino al 1967, poi più rada, specie dopo
la diversa posizione assunta nel 1977 sui processi ai terroristi, con Calvino schierato “per lo
Stato”, mentre Sciascia giustifica chi si rifiuta di prestarsi come giurato popolare. Una lettura che sa d’antan, anche se di qualche decennio fa, di una maniera di pensarsi e relazionarsi subito remota - forse perché non
ci sono più epistolari.
Calvino e Sciascia si apprezzavano, senza riserve e anzi con entusiasmo. E questo è il punto forte della raccolta, questo giusto equilibrio fra stima e amicizia. Sciascia in particolare, ha avuto in Calvino un primo lettore eccezionale: sempre disponibile, e attento, acuto, concludente (il contrasto con Vittorini nei primi approcci di Sciascia in Einaudi è abissale). Non una delle narrative. anche brevi, di Sciascia dopo il felice debutto semisaggistico con Laterza che non trovi Calvino interessato. e compartecipe. Di più: richiesto nel 1978 da una rivista francese di uno scritto su
Sciascia, ha l’idea di recuperare le tante lettere che con Sciascia si è scambiate
nel corso di 23 anni. Sciascia le ha conservate e Calvino così le commenta:
“Rileggendo questo epistolario mi trovo di fronte come a un mio diario che si
svolge attraverso il confronto con l’opera di un autore amico”.
La lettura sa però oggi
di una curiosa amalgama: sa di notabilato. Di due scrittori chiusi sulle
reciproche opere e i reciproci interessi
e non aperti sul mondo, anche solo italiano. Il notabilato, naturalmente in
Sicilia, era un “racconto sociale” su cui Sciascia ha lavorato per qualche tempo,
dopo “Le parrocchie di Regalpetra”, d’accordo con l’editore delle “Parrocchie”,
Laterza.
Laterza è anche l’editore
che a un certo punto punto Sciascia dichiara il migliore: “Il mio editore ideale
è Vito Laterza: non solo perché paga i diritti con puntualità e scrupolo (cosa
di cui non m’importa poi molto), ma perché diffonde il libro come meglio non si
potrebbe”. Dopo la premessa: “Con tutta franchezza”.
Un secondo punto di interesse della corrispondenza è proprio questo: le difficoltà che Sciascia ebbe a essere
pubblicato da Einaudi, per non dire valorizzato, malgrado la stima di Calvino. Sul
piano editoriale la corrispondenza è di rinvii, ritardi, cattiva distribuzione,
benché Sciascia fosse già un autore con molti lettori. Quanti titoli che non
hanno lasciato traccia gli sono passati avanti nei “Gettoni”, per il debutto
con i racconti “Gli zii di Sicilia” (li hanno letti e apprezzati prima, dattiloscritti,
gli svizzeri di Libera Stampa, del premio omonimo).
Con la prefazione di Mario Barenghi, una nota ai testi di Barenghi e
Squillacioti, e alcuni testi (“scritti reciproci”) citati nella corrispondenza.
Italo Calvino-Leonardo Sciascia, L’illuminismo
mio e tuo, Oscar, pp. pp. 272 €14
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