Putin stalinista per la Russia europea
Chiudendo
il racconto della sua estate tredicenne con Molotov, quello che firmò più condanne
a morte, più di Stalin negli anni sovietici del Terrore, Erofeev trova che la
stessa temperie, di odio verso l’esterno, è resuscitata “ancora una volta nel
mio paese sotto la guida di Putin”. Constata che “ogni governante russo si
sintonizza involontariamente sull’onda stalinista”. Involontariamente no. Ma
poi si chiede: “Che l’anima russa sia stalinista per natura?”. Benché anche lui
sia russo.
Questo
può essere un problema. Putin invece è un problema perché vuole la Russia
europea. A ogni costo. Era il leitmotiv e l’epicentro della sua lunga
intervista nel 2000 – molto prima cioè di diventare “Putin, il nemico dell’Occidente”
– con Public Affairs, l’organizzazione newyorchese (“First Person”, p. 169): “La
Russia è un paese molto composito, ma siamo parte della cultura Occidentale Europea.
Non importa dove la nostra gente viva, nell’Estremo Oriente o al Sud, siamo
Europei”. E all’obiezione: “Resta da
convincere l’Europa”, risponde:. “Combatteremo per mantenere la nostra
posizione geografica e spirituale. Se ci spingono fuori, troveremo alleati per
rafforzarci, che altro possiamo fare”.
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