Cronache dell’altro mondo – americane (286)
James Baldwin
“dal 1948 si trova in Francia e a Parigi, ha 24 anni, vuole incontrare gli
scrittori africani…..Tuttavia, a Parigi, si rende conto del suo essere
americano. Riflette sul destino di essere americano, come disse Henry James. Un
destino inesorabile.
“Incontra gli
scrittori africani e capisce di appartenere a un altro mondo. La sua americanità
s’imponeva ogni volta che provava ad accostare la sua esperienza a quella
africana.…
“Baldwin sapeva
di di non appartenere all’Africa, non voleva che qualcuno parlasse di lui in
quanto discendente dell’Africa. Quell’idea lo disturbava. In America, per
Baldwin, nessuno era un privilegiato, nemmeno i bianchi, che si trasferirono
nel Nuovo Mondo perché in Europa non c’era nulla per loro.
“In America sono
stati tutti poveri, all’inizio.
“Un giorno Bob
Kennedy disse a Baldwin: tra 40 anni potrebbe esserci un presidente nero.
Glielo disse nel 1963. Jimmy pensa: siamo qui da circa 300 anni mentre tu, discendente
di irlandesi, in questo Paese da un secolo, mi dici che, se mi comporterò bene,
a un certo punto uno di noi potrà diventare presidente”.
(Colm Toibìn, “La
Lettura”)
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