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martedì 16 luglio 2024

Cronache dell’altro mondo – presidenziali (281)

La diffidenza sulla ricandidatura di Biden si collega nella memoria alla ricandidatura di  F.D.Roosevelt a fine 1944, quando le sue condizioni di salute erano peggiorate visibilmente – morirà alcune settimane dopo il voto.
Nessuno contestò all’epoca la quarta candidatura di F.D.Roosevelt, che resta nella memoria, anche degli storici, come il miglior presidente, con Lincoln (e con Washington). Ma era già criticato per  gli esiti della conferenza di Yalta, in Russia, dove furono decisi gli assetti postbellici dell’Europa, Germania e Italia incluse. E dove – si disse, ed era vero – il presidente aveva capitolato alla pretesa di Stalin di prendersi l’Est Europa.
Dubbi dello stesso tipo, non detti ma noti, circolano ora sugli impegni di Biden in Ucraina. Un paese che aveva favorito da vice-presidente. In una guera che l’America fino ad ora ha considerato minore e remota, ma che ora teme.
I dubbi sono connessi ai poteri che il presidente americano si è appropriato come comandante-in-capo militare, nel corso del Novecento, a partire dalla guerra alla Spagna per Cuba e le Filippine. Il presidente americano passa nell’opinione mondiale come un autocrate. Mentre i costituzionalisti ci spiegano essere poco più di un presidente del consiglio. Forse un primo ministro, ma senza il potere di sciogliere il Parlamento - e senza una maggioranza imbattibile in Parlamento con appena un terzo del voto elettorale (anzi sottoposto a maggioranze parlamentari mobili, è il Congresso che ha poteri pieni). Il suo potere deriva da quello che l’economista e diplomatico Galbraith, un Democratico, famosamente chiamò il complesso militare-industriale. La nomina governativa di Procuratori Speciali, per inciso, per casi giudiziari specifici, contestata ora dalla giudice della Florida che si occupa dei documenti riservati abbandonati da Trump in cantina, è stata recentemente condannata dalla Corte Suprema come autocratica.

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