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Cronache dell’altro mondo – presidenziali (281)
La diffidenza
sulla ricandidatura di Biden si collega nella memoria alla ricandidatura
di F.D.Roosevelt a fine 1944, quando le sue
condizioni di salute erano peggiorate visibilmente – morirà alcune settimane
dopo il voto.
Nessuno contestò
all’epoca la quarta candidatura di F.D.Roosevelt, che resta nella memoria,
anche degli storici, come il miglior presidente, con Lincoln (e con
Washington). Ma era già criticato per gli esiti della conferenza di Yalta, in Russia,
dove furono decisi gli assetti postbellici dell’Europa, Germania e Italia
incluse. E dove – si disse, ed era vero – il presidente aveva capitolato alla
pretesa di Stalin di prendersi l’Est Europa.
Dubbi dello stesso
tipo, non detti ma noti, circolano ora sugli impegni di Biden in Ucraina. Un
paese che aveva favorito da vice-presidente. In una guera che l’America fino ad
ora ha considerato minore e remota, ma che ora teme.
I dubbi sono
connessi ai poteri che il presidente americano si è appropriato come
comandante-in-capo militare, nel corso del Novecento, a partire dalla guerra alla
Spagna per Cuba e le Filippine. Il presidente americano passa nell’opinione
mondiale come un autocrate. Mentre i costituzionalisti ci spiegano essere poco
più di un presidente del consiglio. Forse un primo ministro, ma senza il potere
di sciogliere il Parlamento - e senza una maggioranza imbattibile in Parlamento
con appena un terzo del voto elettorale (anzi sottoposto a maggioranze
parlamentari mobili, è il Congresso che ha poteri pieni). Il suo potere deriva
da quello che l’economista e diplomatico Galbraith, un Democratico, famosamente
chiamò il complesso militare-industriale. La nomina governativa di Procuratori Speciali, per inciso, per casi giudiziari specifici, contestata ora dalla giudice della Florida che si occupa dei documenti riservati abbandonati da Trump in cantina, è stata recentemente condannata dalla Corte Suprema come autocratica.
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