Arrivata all’anti-semitismo
l’ideologia woke ha messo in crisi la
sinistra che l’ha sostenuta, accademica, intellettuale. Parte di una sorta di
“blocco rivoluzionario”, insieme con la critical
race theory, la cancellation culture, e la “politica dei
diritti” (femminismo, lgbtqia, minoranze).
Lo hearing di tre rettori delle università di California –Los Angeles
(Ucla), Rutgers e Northwestern, al Congresso a fine maggio ha avviato un
ripensamento. I deputati repubblicani delle Commissione indagatrice, ponendo quesiti
semplici, hanno messo in difficoltà i dirigenti, e soprattutto hanno riportato
i comportamenti univoci nelle università a cozzare contro il principio della
libertà di giudizio e di parola.
Una analoga inchiesta della
stessa commissione a dicembre, con i presidenti
delle università di maggiore prestigio, Harvard, Mit e Penn State, si era persa
nel problema delle occupazioni studentesche (pro palestinesi) dei campus e le
aule.
Il ripensamento è anche dovuto, probabilmente,
all’utilizzo delle strumentazioni woke,
unilaterali, di parte, che i Repubblicani più conservatori hanno avviato negli
Stati del Sud che governano, Texas, Florida, con interventi pesanti sulle
materie di insegnamento (di orientamento sessuale e di storia, soprattutto), e
sulle biblioteche scolastiche.
L’ideologia woke è presto arrivata, si direbbe, alla disillusione che Celentano
denunciava nella via Gluck, tra verde e cemento, “di destra\ o di sinistra” - una disillusione che emerge a ondate, con Gaber nel 1976, e non per colpa o merito della destra
.
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