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lunedì 22 luglio 2024

Cronache dell’altro mondo – kamalaharrisiane (284)

Lore Mechan, la figlia del giudice Democratico Merchan, che a New York ha rinviato a giudizio Trump con 34 capi d’accusa per avere pagato una prostituta, ha diretto la campagna elettorale digitale di Kamala Harris nel 2020.
Si presenta Kamala Harris come una possibile candidata “di colore”. Che per una donna indiana, di razza bramina, la più ricca, elevata, e comunque dominante in India, quale la vice-presidente è e si vuole, è un’ingiuria. Di mezzo nero ha solo il padre, un giamaicano, alta borghesia professionale, con cui però è in lite, lui l’accusa di razzismo. Ma è vero che ha fatto carriera sul colore della pelle e sul genere, in politica essendo stata una modesta agit-prop, più arrivista che attivista: Kamala Haris ha prosperato a San Francisco come la prima Procuratrice Federale donna nera. E poi come la prima senatrice donna nera. Ma a dispetto dei neri – e delle donne nere attive nel partito Democratico.
Nella campagna per le primarie democratiche 2020 Kamala Harris si segnalò per essere specialmente feroce contro Biden, che accusava di razzismo – “un vecchietto razzista”.
Oltre che con Biden e con col padre, K. Harris ha litigato in passato a lungo con i media. Che la consideravano una sbirra pura e dura. Da Procuratrice distrettuale a San Francisco, e poi da Procuratrice generale della California, era famosa per aver difeso – col temporeggiamento, le omissioni, i rinvii – la polizia accusata di abusi. E per il mancato riconoscimento, in alcuni casi celebri, dei diritti dell’accusato per ingiuste condanne.

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