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Cronache dell’altro mondo – kamalaharrisiane (284)
Lore Mechan,
la figlia del giudice Democratico Merchan, che a New York ha rinviato a giudizio
Trump con 34 capi d’accusa per avere pagato una prostituta, ha diretto la
campagna elettorale digitale di Kamala Harris nel 2020.
Si
presenta Kamala Harris come una possibile candidata “di colore”. Che per una
donna indiana, di razza bramina, la più ricca, elevata, e comunque dominante in
India, quale la vice-presidente è e si vuole, è un’ingiuria. Di mezzo nero ha
solo il padre, un giamaicano, alta borghesia professionale, con cui però è in
lite, lui l’accusa di razzismo. Ma è vero che ha fatto carriera sul colore della
pelle e sul genere, in politica essendo stata una modesta agit-prop, più
arrivista che attivista: Kamala Haris ha prosperato a San Francisco come la
prima Procuratrice Federale donna nera. E poi come la prima senatrice donna
nera. Ma a dispetto dei neri – e delle donne nere attive nel partito Democratico.
Nella
campagna per le primarie democratiche 2020 Kamala Harris si segnalò per essere
specialmente feroce contro Biden, che accusava di razzismo – “un vecchietto razzista”.
Oltre
che con Biden e con col padre, K. Harris ha litigato in passato a lungo con i media. Che
la consideravano una sbirra
pura e dura. Da Procuratrice distrettuale a San Francisco, e poi da Procuratrice
generale della California, era famosa per aver difeso – col temporeggiamento,
le omissioni, i rinvii – la polizia accusata di abusi. E per il mancato
riconoscimento, in alcuni casi celebri, dei diritti dell’accusato per ingiuste
condanne.
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