Essere o non essere – ma le nonne no
Il racconto del titolo da solo meriterebbe la lettura.
Due amiche s’innamorano del figlio adolescente, l’una dell’altra. Senza gelosie. Anzi, con una
certa costanza, fino a che, di comune accordo, non decidono che i ragazzi si debbano
fare una loro vita. Cioè rendersi indipendenti, sposarsi, avere figli. Ma con
un ma: senza interrompoere la relazione. Un po’ tenero, un po’ erotico, e anche
gaglioffo, un po’ satirico, di una certa invadenza femminile.
Della Nobel dimenticata, dalla critica, dagli editori,
dalle donne – e dai lettori? Inglese, ma del genere apolide: nata a Kermanshah,
Iran, da un padre mutilato di guerra impiegato di banca, cresciuta in Rhodesia,
ora Zimbabwe, e solo a trent’anni stabilita in Inghilterra –wilipedia la
definisce “scrittrice zimbabwese di origine britannica”. Predendo il nome dal secondo
marito “zimbabweano”, l’immigrato tedesco Gottfried Lessing, nel momento di
divorziare anche lui.
Il terzo racconto è del soldato che, sbarcato per
una licenza in Sud Africa durante la guerra, si convince di avervi concepito un
figlio, che lo ossssionerà tutta la vita. Un po’ filosofico, cos’è la realtà, e
come ce la facciamo? Ma non troppo.
Il secondo racconto, “Victoria e gli Staveney”, è su
come funziona\non funziona la mésalliance:
Viktoria, di colore, orfana, povera, innamora un giovane bianco, ricco,
progressista, e insieme fanno una bambina, che diventa la beniamina dei genitori
di lui – come dire che, per il bene della bambina, Viktoria dovrà perderla.
Doris Lessing, Le nonne, Feltrinelli, pp. 250
€ 7,50
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