Giallo mafia – o la morte per amore
Un giallo come una serie o sceneggiato tv. Col
colorismo, gli a parte (personaggi, situazioni) in parallelo con la storia
principale, l’umorismo blando, il colpo di testa e, purtroppo, la quotidianità
- il modello “Don Matteo”. Finisce anche anticipando il nuovo episodio. Teruzzi ci aggiunge un po’ di colore ambrosiano. Per
il quadro: a Milano piove, ad agosto, si mangia al chiuso e si dorme presto, e
si fanno corse lunghe all’alba. E per gli ingredienti: la mezza età, una lunga
vedovanza, la madre sessantottina che draga la notte altri vegliardi, la figlia
ingovernabile, il giornalista padrone di ogni situazione, il lago, il nonno
sapiente - e anche questo è già visto, nel giallo seriale napoletano (col mare
naturalmente, non il lago) – e la lettura di Scerbanenco. La cucina invece è
effettivamente, finalmente, nordica, c’è anche la polenta.
Qui Teruzzi sceneggia la storia vera di Lea
Garofalo, bella donna e buona madre, cui il marito, uomo dalle molte avventure,
in Calabria e a Milano, resta sempre legato, dopo averla uccisa – ha dovuto ucciderla perché ha denunciato gli affari
sporchi di famiglia. Non così diretta, ma quasi. Risolta con un’indagine
familiare, comprensiva di madre, fumata e fumantina. Con un po’ di esotismo in
Calabria, dove il mare è di cobalto e i cieli blu trafitti di stelle, nei
luoghi di Loredana-Lea. E lo sboccio fugace di un amore represso, con il
collega e amico del marito. Assassinato per avere avuto le prime confidenza di Loredana-Lea
– che lo aveva stregato?
Molto veloce, malgrado tutto.
Rosa Teruzzi, Non si uccide per amore, Ue
Feltrinelli pp. 159 2 x € 9,90
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