Il cervello a molla
“Tra fine Settecento e
inizio Ottocento la scienza comincia a indagare la riproducibilità dell’essere
umano, sia per via biologica (gli esperimenti sull’elettricità, Galvani e
Volta), sia per via meccanica (gli automi, le bambole animate).
“Tale idea si riflette
in letteratura: il “Frankenstein, or The modern Prometheus (Frankestein o il
moderno Prometeo, 1818) di Mary Shelley è un ponte tra il gothic novel, in cui
il fantastico e l’occulto contaminano di notturno la rappresentazione della
realtà, e un nuovo atteggiamento che assegna alla scienza le
potenzialità del meraviglioso…. inaugurando simbolicamente e concretamente il
genere della fantascienza”. Che però si vuole
scienza. “È un fantastico di tipo nuovo quello che si coagula nelle forme
riconoscibili del romanzo di Mary Shelley e che emerge in modo diffuso nel
primo scorcio dell’Ottocento. In
Germania, in particolare, dalle macerie del romanticismo la tensione verso il
meraviglioso emigra verso ciò che nella cultura dell’epoca possiede statuto di
centralità rispetto ai movimenti anche convulsi che caratterizzano l’evolversi
del secolo: la logica scientifica e le sue ricadute attraverso le
innovazioni tecnologiche".
Un “processo di
rivolgimenti e sussulti”. Nel quale “tuttavia, i vecchi dèi fanno fatica a
morire. La creatura artificiale nel corso dell’Ottocento e per buona parte del
Novecento viene rappresentata come inferiore all’umano. Proprio Frankenstein è
un’epitome di questa tendenza: la Creatura è irrimediabilmente
assegnata al rango di monstrum, pur
in presenza di qualità intellettuali e morali che ne fanno per molti versi un
uomo ideale”.
Ed ecco la differenza,
la novità, che c’era già: “Ma si tratta dell’uomo ideale dell’Illuminismo,
l’uomo‑macchina che nel proprio principio giustifica la possibilità di essere
costruito e riprodotto come qualsiasi
meccanismo automatico, e anzi portato a perfezione ben al di là di quelle che
sono le caratteristiche umane". Una “prospettiva
implicita nella celebre formulazione di La Mettrie, che retoricamente si chiede: «Occorre altro
[...], per provare
che l’uomo non
è che un
animale, ossia un insieme di molle che si caricano tutte le une con le
altre senza che si possa
dire da quale
punto del cerchio
umano la natura
abbia cominciato?». E continua: «Se queste molle differiscono fra loro
non è che per la sede e per il grado di forza, e mai per la loro natura: e di
conseguenza l’anima non è che un principio di
movimento, o una parte materiale sensibile del cervello che si può, senza tema
di errore, considerare come una molla…”
Ecco da che nascono le castronerie che offre Chatgpt:
è una molla? Le scienze neurologiche non hanno progredito molto da La Mettrie - ora si aspettano molto, anche loro, dalla fisica quantistica....: il grande interrogativo rimane sempre la coscienza.
Una riflessione sulle “Notti fiorentine” di Heine,
il poeta tedesco che si fece francese. In rete il saggio appare sotto titolo e
sinossi in inglese.
Alessandro Fambrini, di Seravezza, è ordinario di
Letteratura tedesca a Pisa.
Alessandro Fambrini, Simulacri imperfetti, corpi mortali
e creature immortali,
ojs.unica.it, libero online
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