Bisogna dare ragione a Feltri, questo sito argomentava qualche giorno fa. Bisogna dargliela ancora una volta, quando sberleffa il ruolo insulso di Tajani, vice-presidente del consiglio, ministro degli Esteri e capo di Forza Italia, la forza italiana dei Popolari europei, nella decisione brutale dei suoi “amici” tedeschi, olandesi, austriaci, etc., che hanno escluso l’Italia dopo il voto europeo da tutto. Del resto Feltri dice a Tajani quello che Mattarella aveva già detto, seppure non nominativamente.
Meloni in questa stagione politica di
destra era simpatica per questo – lei non lo sa ma è così: aveva cominciato a dire le cose come stanno,
il famoso apologo del “re è nudo”. Senza più melassa. Ma subito ora Tajani
impone la linea: accontentiamoci, qualcosa ci daranno. Questioni di metodo? Saggezza
politica? Procedure occulte e irresponsabili? No, siamo tutti amici.
Questo “europeismo” dell’Italia è tra le
cose rendono l’Europa antipatica. Basta darle uno strapuntino, essendosi
dimenticati di invitarla a pranzo, si accontenta facile. E obbedisce – abbozza,
come si dice a Roma. Politiche, progetti, strategia? Ma de che – sempre a Roma?
Una melassa tanto più insidiosa perché
ambivalente, di destra e di sinistra: va bene per tutti gli abiti che l’Italia
indossa – che poi sarebbe uno solo, quello democristiano, ora “popolare”. Per
Prodi e per Berlusconi, ora Tajani.
E così, alla fine, in pochi è vero, abbiamo
votato per dare un posto a un amico di Tajani. Anche a un amico-nemico, per
esempio Enrico Letta. Purché della stessa famiglia e mentalità.
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