La destra è dei poveri e dei perdenti (emarginati)
Si riduce (ma solo in Italia) l’ondata
politica di destra - in Italia ormai cronica, da trent’anni - al fascismo. O
agli analoghi: sovranismo, populismo, etc.. Mentre sondaggi e statistiche
dicono il contrario: votano a destra i più poveri, se votano, e i “perdenti”
(posto, reddito, funzione). In Italia come in Francia, il fenomeno è da tempo, involontariamente?, radicato. E ora anche in Gran Bretagna (il successo elettoralmente abortito
dell’estrema destra fa da pendant,
nei numeri dei suffragi se non dei posti in Parlamento, di quello vincente del
laburismo), e in Olanda. Sulla traccia, anche qui come per ogni altro fenomeno
sociale e politico, dell’America: si può dire Trump un tycoon, un riccastro, e un facinoroso nazionalista. Ma ha vinto, e
potrebbe rivincere a novembre, col voto dei poveri e dei perdenti . In Francia
un terzo della popolazione, dal Nord-Est al Sud-Ovest, Marsiglia compresa, si
sente trascurato e anzi abbandonato - è la Francia che vota Le Pen.
Negli Stati Uniti il calcolo è
semplice, stato per stato. Nelle elezioni presidenziali del Millennio, comprese quelle obamiane, hanno votato democratico
gli stati più ricchi (e più popolosi), la California, il New England, New York,
Washington, Arizona e poco altro Sud, tre quarti o quattro quinti della Grande
Prateria americana ha votato repubblicano. Popolazioni sparse, poco urbanizzate,
poco coltivate. E risentite per più di un aspetto.
In Italia non si pone mente all’esito
del voto del 2022, spettacolare nelle mappe colorate tanto è
stato uniforme. All’infuori di ristrette aree tra Firenze e l’Emilia, il paese ha votato compattamente destra, eccetto che a Milano e a Torino.
Nessun commento:
Posta un commento